Sette proposte per uscire dalla crisi
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Sette ricette per la crisi. Negli ultimi mesi il fronte degli italiani che vogliono l’uscita dalla moneta unica e un ritorno alla sovranità monetaria si è allargato notevolmente. Noi siamo sempre stati convinti che la permanenza nella moneta unica sia insostenibile per il nostro Paese e che sia necessario tornare al più presto a una sovranità monetaria. Brevemente riassumiamo le ragioni per cui la permanenza nella moneta unica e il sistema di governance economico europeo sia la causa della crisi. Il trattato di Maastricht ci impone di non superare ogni anno il rapporto deficit/PIL al 3%, ma questo limite non ha alcuna validità scientifica e impedisce all’Italia di mettere in atto politiche anticicliche che ci portino fuori dalla crisi. Sette. C’è un bisogno estremo di infrangere quel limite di deficit,ovvero di tagliare le tasse e aumentare la spesa pubblica. L’aumento della spesa pubblica, al contrario di quanto si pensi e di quello che i media ripetono continuamente, significa un aumento della ricchezza privata e dei risparmi degli italiani. Più semplicemente, lo Stato aumenta il suo deficit, spende più moneta e questo trasferimento avviene in maniera verticale:dallo Stato a noi(cittadini e imprese). Il nostro debito pubblico è diventato a rischio di insolvenza dal momento che non siamo più in grado di stampare moneta e la Banca Centrale Europea si rifiuta di agire come prestatore di ultima istanza, e quindi ci stanno dicendo:”fatti vostri,il debito ve lo pagate da soli”. Come dicevamo prima questo debito è denominato in una valuta straniera:l’Euro. Per noi,poterlo ripagare è estremamente complicato dal momento che non abbiamo più una sovranità monetaria e siamo costretti a chiedere in prestito sui mercati di capitali quella moneta. L’altro aspetto che blocca una delle nostre risorse principali della nostra economia,ovvero l’export, è il cambio eccessivamente forte che l’Euro detiene in questo momento sul Dollaro USA. Un cambio troppo forte penalizza le nostre esportazioni dato che non possiamo intervenire per svalutare la nostra moneta e siamo costretti di conseguenza ad abbassare il costo del lavoro,svalutare i salari, per poter diventare più competitivi. Questo il quadro che abbiamo di fronte. Quanto potrà durare ancora? Difficile dirlo. La BCE per calmare la situazione può comprare i nostri titoli di Stato in modo da scongiurare il nostro default. Quindi virtualmente questo sistema può ancora andare avanti. Se consideriamo le conseguenze economiche e sociali che questa politica economica porta, il sistema si avvicina sempre di più al punto di rottura. Migliaia di imprese chiuse,pressione fiscale alle stelle, disoccupazione al 13% ed imprenditori e lavoratori che si sono suicidati a causa della crisi. Noi proviamo a fare sette proposte per uscire dalla crisi e far ripartire l’economia in maniera rapida.
1)La prima proposta è un ritorno alla sovranità monetaria immediato. Uscire dall’Euro e fare un cambio Euro-Lira di 1:1. Una nuova Lira varrà un Euro.
2)Aumento del rapporto deficit/PIL dall’attuale 3% al 10%. Come dicevamo sopra, la nostra economia ha bisogno di superare questo limite per poter tagliare le tasse e aumentare la spesa pubblica. Un aumento del deficit comporterebbe anche una riduzione della disoccupazione.
3)Costituzione di una nuova Banca d’Italia. Le quote dell’attuale Banca d’Italia sono in mano a banche private e sono state ricapitalizzate. Con ogni probabilità sarà necessario partire da una nuova Banca d’Italia partecipata al 100% dal Ministero del Tesoro. La nuova Banca d’Italia non sarà indipendente, ma risponderà alle direttive del Ministero del Tesoro. Si sanerebbe così quella situazione che si è creata nel 1981, con il famoso divorzio tra Bankitalia e Tesoro, che ha fatto salire alle stelle il nostro debito pubblico e innalzato i tassi di interesse sul debito.
4)Abrogazione dell’Iva e dell’Irap. Queste tasse sono tra le più nefaste per la nostra economia. La prima,che ha anche subito un aumento di due punti percentuali, penalizza il consumo in maniera molto pesante e diminuisce gli scambi commerciali. Se viene tolta l’IVA, si abbassano i prezzi dei beni di consumo, quindi maggiori consumi, maggiori vendite e aumento dei posti di lavoro. L’IRAP è un’imposta che penalizza in maniera pesante la competitività delle nostre imprese e va rimossa per incentivare le imprese ad assumere personale.
5)Costruzione di una nuova IRI. L’Istituto per la Ricostruzione Industriale fu un’eccellente idea nata negli anni’30 dal consigliere di Mussolini,Alberto Beneduce. Nonostante quello che affermano i detrattori di questo istituto, definendolo un carrozzone che sapeva fare solo sprechi, l’IRI nel 1992 fatturava 75912 miliardi di lire con perdite di 5.182 miliardi e l’anno successivo si trovava al settimo posto nella classifica delle maggiori società del mondo per fatturato, con 67.5 miliardi di dollari di vendite. Un istituto del genere potrebbe essere l’occasione per dare nuovo ossigeno alla nostra industria.
6)Separazione delle banche commerciali e delle banche d’investimento. Nel 1933 per arginare la crisi finanziaria venne varato dal Congresso degli USA il Glass-Steagall Act che prevedeva una netta separazione di queste due attività. La ratio di questa legge stava nel impedire che il fallimento dell’intermediario che si occupava di investimenti finanziari comportasse anche il fallimento dell’intermediario bancario commerciale che si occupava di attività tradizionali del settore bancario. Questa è esattamente la ragione per cui nel 2007 quando c’è stata la crisi dei mutui subprime che ha comportato l’insolvenza del mercato,la crisi di liquidità si è trasmessa anche al settore bancario tradizionale che ne ha comportato il fallimento.
7)Abolizione degli strumenti finanziari quali i derivati e i credit default swap. Questi strumenti finanziari si sono rivelati essere delle vere e proprie bombe ad orologeria inserite nei mercati di capitali e hanno creato enormi speculazioni che hanno reso instabile l’economia reale. Chiudiamo con una nota finale sulla copertura finanziaria delle proposte che abbiamo elencato sopra. Il ritorno alla sovranità monetaria comporta una situazione radicalmente differente per lo Stato a moneta sovrana. Lo Stato a moneta sovrana non ha bisogno di tassare i propri cittadini per finanziare la propria spesa, perché lui è il creatore di quella moneta. Lo Stato a moneta non sovrana(l’Euro) non funziona così. Deve tassare i suoi cittadini per finanziare la spesa pubblica ed è questo il motivo per cui la pressione fiscale è arrivata alle stelle. Una sovranità monetaria mette lo Stato nelle condizioni di poter dominare e controllare la propria politica economica e il rischio di iperinflazione che alcuni economisti denunciano in caso di un ritorno alla Lira è completamente senza fondo, dal momento che stampare moneta per creare occupazione e abbattere le tasse comporta un aumento rilevante della produzione e dei consumi senza tradursi quindi in un’iperinflazione. Dunque sette proposte in divenire nella speranza che lo Stato non giochi al sette e mezzo.