Farmaci da banco contro i sintomi del raffreddore mortali. L’elenco. Aperta inchiesta

Farmaci da banco. La fenilpropanolamina (PPA) è una sostanza contenuta in varie specialità medicinali di automedicazione (OTC), e di prescrizione (per il cui acquisto occorre cioè presentare una ricetta medica) destinate al trattamento sintomatico delle malattie da raffreddamento.  In Italia la ritroviamo nella composizione di diverse specialità medicinali (es. Triaminic, Zerinol, Denoral, Tempo-rinolo, Actidue Giorno-notte, Nasomixin Spray) per il trattamento del raffreddore, anche se con un dosaggio inferiore rispetto alle specialità impiegate come dimagranti negli Stati Uniti. Disastro colposo. È questa l’accusa che pende sulla testa di sette alti dirigenti del ministero della Salute. Il motivo? Il nucleo Tutela spesa pubblica della Guardia di Finanza ha messo sotto inchiesta gli indagati per aver “omesso di vigilare sul regime delle sostanze anoressizzanti”, cioè un farmaco per la dieta che – seppur formalmente vietato – viene comunque venduto in farmacia come galenico. A finire nel mirino dei finanzieri è la fenilpropanolamina/ norefedrina, un composto simile (e in sostituzione) della fendimetrazina. Questa nel 2013 ha ucciso Luigi Marzulli nonostante la sostanza fosse vietata al commercio. Tuttavia il suo nome non appariva nelle tabelle ministeriali tra le sostanze da vietare nella produzione, appunto, di galenici. Così, come scrive il Corriere, “Marcella Marletta, direttore generale del settore dei dispositivi medici e servizio farmaceutico del ministero, Gianpiero Camera direttore dell’ufficio attività farmaceutica e Germana Apuzzo direttore dell’ufficio centrale stupefacenti” sono accusati di aver “omesso di espletare qualsiasi attività di vigilanza o comunque attivare i dovuti controlli affinché non fossero prescritte e somministrate da parte di medici e farmacisti preparazioni galeniche anoressizzanti”. Mancanza da cui sono scaturite la morte, oltre che di Marzulli, anche di Karageorgiou Fotini (giugno 2016) e l’ictus riportato da Catia Parenza (settembre 2014). La decisione dell’FDA si basa sui risultati preliminari di uno studio che ha dimostrato una aumentata incidenza di ictus emorragico nei soggetti che assumevano la fenilpropanolamina. L’aumento di rischio è risultato soprattutto evidente nelle donne che facevano uso del farmaco come dimagrante. Data la prevalenza di soggetti di sesso femminile nello studio, a tutt’oggi non è possibile stabilire se anche gli uomini siano ad aumentato rischio di ictus. Né si può affermare con certezza che l’evento sia correlabile al dosaggio (nello studio alcune donne assumevano dosi di PPA superiori a quelle raccomandate) e che esistessero particolari condizioni predisponenti nelle persone colpite. Nonostante il rischio di ictus sia molto basso, le decisione dell’FDA tiene conto del fatto che le condizioni di sostanziale benignità dei disturbi per cui il farmaco viene impiegato non giustificano un rischio seppur minimo: i vantaggi sono infatti modesti e in qualche caso dubbi. Insomma, meglio essere prudenti. In attesa di ulteriori sviluppi, è meglio accertarsi se il farmaco contro il raffreddore che desideriamo assumere contiene o meno fenilpropanolamina; l’ampia gamma di prodotti alternativi in commercio può consentire di fare ricorso a quelli con le medesime indicazioni che non contengano questo principio attivo.

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