Beatrice Lorenzin cavallo di Troia nella Sanità

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castronibanner728x90Beatrice Lorenzin continua la mattanza. Allarme sanità per gli over 60 (3 su 10 costretti a rinunciare alle cure). Gli italiani ultra-sessan­tenni non credono più nella Sanità pubblica e sempre meno fanno ricorso al Servizio Sanitario Nazionale, per i tempi di attesa, per il li­vello delle prestazioni e spesso perché non in grado di permettersi l‘assistenza necessaria. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata dal­la Confesercenti-Swg alla vigilia della settimana della Salute che prenderà il via il prossimo 2 maggio. E ironia della sorte, la Beatrice di Renzi provvede a smantellare la guardia medica notturna ed a concedere la tessera sanitaria agli immigrati (vedi articoli del 27 e 29 Aprile corrente mese). Il primo dato a spiccare tra le risposte de­gli interpellati, proprio in tema di possibilità economiche, è il 34% degli interpellati che dichiara di aver dovuto rinunciare negli ultimi anni a visite diagnostiche specialistiche proprio a causa del costo eccessivo del ticket, a fronte di un 52% che ha potuto permetterselo e di un 14% che invece si è potuto avvalere dell’esenzione per ac­cedere agli esami. La tendenza alla rinuncia per motivi economici potrebbe giustificare la quota parte del reddito che nel 46% dei casi non ha superato il 10%, nel 20% dei casi è arrivata al 15%, nell’11% al 20%, mentre l’11% per cento degli interpellati ha potuto dedicare tra il 20 ed il 30 per cento del reddito alle spese sanitarie. La difficol­tà di accesso alla sanità pubblica, soprattutto in termini di attesa, ha spesso costretto le persone di età superiore ai 60 anni a ricorrere, nonostante i costi superiori, a strutture private per realizzare in tem­pi brevi le visite o le analisi necessarie. Stiamo parlando del 60%, a fronte del 34% che ha potuto evitarlo, mentre il 6%, ha fatto ricorso ai pronto soccorso per aggirare le lunghissime attese. 

Fila al CUPQuanto alle valutazioni sull’efficienza dei servizi sanitari, nelle mani del ministro Beatrice Lorenzin, il medico di famiglia resta per quasi la metà degli italiani ultra sessantenni (47%) il principale punto di riferimento, probabilmente per il rappor­to fiduciario, la disponibilità e quindi la maggiore facilità di consultazione e di intervento in caso di bisogno, seguito dalle pre­stazioni ospedaliere, soprattutto i ricoveri, (29%) ed i pronto soc­corso (23%) che continuano a rappresentare gli strumenti più ac­cessibili. Soltanto il 18% considera efficienti i Centri Unici Prenotazioni, men­tre gli altri servizi erogati dalle Asl e l’assistenza ambulatoriale si fermano all’8% e l’assistenza domiciliare, spesso fondamentale per le fasce d’età più disagiate ed in condizioni di salute più problemati­che, viene considerata efficiente soltanto dal 6% del campione. No­nostante le difficoltà emerse dal sondaggio relativamente al funzio­namento del Servizio Sanitario Nazionale, gli intervistati, a proposi­to delle misure necessarie a migliorare la situazione, mostrano un atteggiamento tutt’altro che emotivo: il primo e più importante inter­vento (24%) è considerato quello di assegnare più fondi al SSN, se­guito (18%) dal rendere più facile l’accesso ai servizi ed estendere l’assistenza medica domiciliare (17%) che, come abbiamo detto, rappresenta per molti l’unica possibilità di essere assistiti. A seguire, il campione intervistato indica tra le principali urgenze il migliora­mento delle condizioni di trattamento dei pazienti ricoverati in ospe­dale (12%), una maggiore competenza del personale medico (10%), una migliore comunicazione medico-paziente (9%), una maggiore competenza tra gli infermieri e gli ausiliari sanitari (4%). “Questi dati – sottolinea Lino Busa’, direttore della Fipac-Confeser­centi – delineano un quadro sufficientemente realistico e drammati­co di come funzioni il Servizio Sanitario Nazionale in Italia, ma pur­troppo le cose stanno ancora peggio. Basta un dato per rendere comprensibile la situazione degli over 60 rispetto all’assistenza sa­nitaria: ogni anno, rispetto ad una pensione media di 1180 euro, una mensilità finisce in medicine, esami diagnostici, visite speciali­stiche e buona parte di questa somma va a strutture private. E’ un dato allarmante – conclude Busa. Dunque, si sta completando il demoniaco progetto della Beatrice Nazionale, non la musa ispiratrice di Dante.

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