Quirinale: Renzi “congelato”. No a Elezioni anticipate
Quirinale. La larga affermazione del No al referendum, oltre ad aprire il rebus sul nuovo esecutivo, rende ancora più urgente garantire l’approvazione rapida della legge di Bilancio. Manovra sulla quale pende il giudizio sospeso da parte della commissione Ue che ha individuato il rischio di sforamento dei requisiti fissati dal patto di Stabilità. Dopo il via libera della Camera, ora tocca al Senato varare la manovra. E, a questo punto, sembra scontato un sì senza modifiche rispetto al testo licenziato in prima lettura, considerando i tempi stretti e la necessità di rassicurare i mercati. Il rischio dell’esercizio provvisorio è stato già escluso da Matteo Renzi la scorsa settimana. il premier ha di nuovo assicurato che il completamento dell’iter della legge di bilancio sarà garantito. Il punto è capire in quale modo e, soprattutto, se Renzi accetterà di rimanere in carica per portare al varo la manovra o se lascerà il testimone a un eventuale successore, tecnico o istituzionale che sia. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, Sergio Mattarella potrebbe chiedere a Renzi di “congelare” temporaneamente le dimissioni restando in carica il tempo necessario per l’approvazione della legge di bilancio e posticipando, quindi, l’atto formale della sua uscita dal governo. Mattarella può contare su un precedente. Nel 2012 Mario Monti annunciò le dimissioni irrevocabili l’8 dicembre, ma le formalizzò solo il 21 dello stesso mese per portare a termine la legge finanziaria. Se Renzi percorresse questa strada, accogliendo il richiamo alla stabilità del Quirinale, i tempi per la manovra sarebbero assai rapidi e il Capo dello Stato potrebbe svolgere le consultazioni per la formazione del nuovo governo ben prima di Natale. Questa ipotesi, al momento, raccoglie anche il sostegno di gran parte del Pd. Se invece Renzi non intendesse restare un minuto di più a Palazzo Chigi, le consultazioni potrebbero cominciare già nelle ore successive alle dimissioni. Si potrebbe così avere un nuovo governo in pochi giorni, con al primo punto del programma il completamento dell’iter della legge di bilancio. In queste ore la rinuncia del ministro Pier Carlo Padoan a partecipare all’Eurogruppo a Bruxelles ha fatto ipotizzare gli scenari più disparati. Molto probabilmente, tra l’altro, per chiarire definitivamente il percorso da seguire nei prossimi giorni, non è escluso che si debba attendere anche l’esito della riunione della direzione del Pd. Il primo problema che si pone, però, superato lo scoglio della manovra, è quale governo possa traghettare il Paese verso le elezioni, che a questo punto potrebbero avvenire non alla scadenza della legislatura nel 2018, ma già nella primavera 2017. Davanti all’inamovibilità di Renzi, Mattarella non potrà che aprire le consultazioni con i gruppi parlamentari ed individuare un presidente del Consiglio che abbia la maggior condivisione possibile. Presto per fare i nomi, ma le figure che vengono accreditate nei rumors sono il ministro Pier Carlo Padoan, che farebbe anche da garante per i mercati e per il nodo delle banche. Oppure una figura più politica, come Dario Franceschini, che ha un nutrito drappello di parlamentari Pd.