Prestiti. I titoli di Stato rallentano lo sviluppo
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Prestiti. Le banche italiane sono condizionate dall’esubero di titoli di Stato che detengono. Ci sono giunte segnalazioni di persone desiderose di cambiare banca, indaghiamo. Abbiamo girovagato per le agenzie del quartiere Prati a Roma per tentare di far chiarezza. Il quadro di prospetto risulterà più sconcertante del previsto. Banco di Brescia, Via Fabio Massimo: si chiede l’apertura di un c/c, un finanziamento di 10.000 Euro, il trasferimento della pensione, ed uno scoperto di c/c; la proposta non interessa affatto. Deutche Bank, Via Cola di Rienzo: il direttore nicchia, forse se ne può discutere in seguito. Al Credito Cooperativo di Via Lucrezio Caro, le cose non vanno meglio, per un prestito ci vorrà del tempo poichè sono tantissime le pratiche ancora in giacenza. Alla Cariparma Ag 1 di Via Cola di Rienzo, prendono tempo, poi dopo una ventina di giorni ci contattano: niente prestito.
Alla Bnl Via dei Gracchi, disponibili ad aprire un c/c ma di credito non ne vogliono sentir nominare. All’Unicredit Via Cola di Rienzo, sono più accoglienti, ma si rischiano tassi fuori mercato. Anche al Mps non fanno storie per l’apertura di un c/c, ma per un finanziamento tirano subito i remi in barca, e se le banche non fanno credito al fine di spingere i consumi, l’Italia rischia di rimanere ferma ai box. Difatti preferiscono investire in titoli di Stato, ove hanno il primato europeo, tanto è vero che su 1850 miliardi di euro detenuti da tutte le banche Ue, ben quattrocentocinquanta miliardi sono appannaggio degli istituti italiani, il doppio dunque, della media eurozona. Ciò si verifica perché accogliendo i finanziamenti della Bce a tasso zero, non rischiano nulla con i titoli sovrani che producono discreti rendimenti. Ecco svelato l’arcano per cui parte dell’erogazioni Bce non vengono indirizzate alla sostegno di imprese e famiglie.