Titoli “tossici” venduti da Poste Spa. Un bagno di sangue. Pubblicità ingannevole

Titoli tossici venduti da Poste Italiane. Si tratta delle quote di 4 fondi immobiliari, con varie scadenze, ma che nel periodo di collocamento ad oggi hanno generato infimi utili, mentre il valore dei titoli, ciascuno di 2.500 euro, è stato disintegrato. E così i fondi hanno chiesto proroghe. Investment Real Security, scadenza 31 Dicembre 2016 ha richiesto 3 anni di proroga, e il 31 Marzo di quest’anno rimborserà solo circa 390 euro a quota dei 2.500 dell’acquisto. Poi, forse le briciole, da raccattare a fine triennio. Obelisco, scadenza a 10 anni, il 31 Dicembre 2018 ha chiesto altri tre anni, come Alpha, durata 13 anni che con la proroga di 15 anni giungerà a Giugno 2030. Europa Immobiliare 1, scadenza 31 Dicembre 2017, proseguirà fino a tutto il 2020. La somma totale delle quote emesse dai 4 fondi supera gli 856 milioni di euro. Fatto è che gli investitori sono destinati a perdere fino all’80% del valore delle quote acquistate presso gli oltre 13.000 sportelli postali. Perdite dovute ad incauti acquisti, consigliati da Bancoposta, e all’andamento in picchiata dei prezzi degli immobili, per cui alla fine, chi ci ha guadagnato è solo chi ha venduto, e riacquistato a prezzi stracciati. Intanto, nonostante le forti perdite dei sottoscrittori le Sgr continuano ad incassare ogni anno commissioni, che variano dallo 0,80 all’1,80% del valore del fondo. Da parte sua Poste sostiene di non essere l’unico collocatore, ma fa intendere di voler cercare un accordo con i consumatori. Fatto sta che questi titoli ad alto rischio non sarebbero mai dovuti finire nelle tasche dei piccoli risparmiatori. E Consob, Bankitalia? All’orizzonte di Poste Spa, le nubi si addensano nere. All’indomani della cessione del 40% Cassa Depositi e Prestiti, si appresta a cedere un’altra quota pari al 25%, scendendo così al 35% del capitale. A quel punto, in quale maniera CDP potrà, comunque, garantire il risparmio, con solo una quota di controllo. Il dubbio sussiste, perché in caso di assenza di liquidità, saranno gli azionisti a farsene carico. Come? Ricapitalizzando. E per i tempi che corrono, si sa, non sarebbe una passeggiata. Dulcis in fundo, c’è la pubblicità ingannevole proposta sui giornali: “Prestiti Bancoposta, ce n’è uno per tutti”. Bancoposta non può erogarli, giacché non è una banca. In nota alla pubblicità, in postille microscopiche, vi è il riferimento alle 3 banche (Compass Banca Spa, Deutche Bank, Findomestic Banca), coinvolte nell’operazione. Per quanto concerne, invece, il sistema bancario, diciamo che in teoria sono a rischio 250 dei 770 miliardi di depositi. Gli altri 514 miliardi, che rappresentano i depositi sotto i 100 milioni, avrebbero la garanzia del Fondo Interbancario, che al momento, però ha le casse semivuote. Dunque, il salvagente sarebbe solo un giocattolo per bimbi.

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