Kamikaze Deutsche Bank sull’economia mondiale. Italia, derivati nascondono il vero debito

Kamikaze Deutsche Bank. Prima Monti, poi Renzi ed ora Gentiloni si son sempre genuflessi alla Merkel, ma mai nessuno di lor signori le ha rammentato che Deutsche Bank è una polveriera, e che un semplice starnuto potrebbe farla saltare in aria, assieme all’Eurozona, Borse, economie e finanza internazionale. E già, perché nel ventre molle della Deutsche Bank soggiornano 55.000 miliardi di derivati, avete capito bene !!! Titoli altamente tossici, 20 volte il Pil tedesco. Altro che salute di ferro teutonica. A lanciare l’allarme, è il noto economista Antonio Maria Rinaldi: “se scoppia questa bolla si torna tutti alla clava”. Un incubo mondiale. Poi ci sono i derivati della altre banche tedesche ed europee, per finire a quelle italiane, già malconce, per non dire con le pezze sul sedere. Ovvero monete carta straccia. Come dice il nome, si tratta di prodotti finanziari il cui valore “deriva” dall’andamento di un altro bene (azioni, obbligazioni, valute ecc.) oppure dal verificarsi di un preciso evento. E’ una sorta di “scommessa” su un avvenimento futuro: ad esempio, le quotazioni di quel titolo saliranno o quello Stato non sarà in grado di pagare il suo debito. L’attività o l’evento, che possono essere di qualsiasi natura, costituiscono il cosiddetto “sottostante” del prodotto derivato. La relazione che lega il valore del derivato al sottostante è il risultato finanziario del derivato, detto “pay-off”. I prodotti derivati sono utilizzati principalmente per due scopi :

1) ridurre il rischio finanziario di un portafoglio (finalità di copertura): acquisto un titolo nella ovvia speranza che salga, ma al tempo stesso acquisto un derivato sullo stesso titolo che prevede il calo delle sue quotazioni. Comunque vada non ci perdo;

2) ottenere un profitto assumendo esposizioni di rischio ma ad alto rendimento (finalità speculativa).

È Capodanno 2012. I banchieri di Morgan Stanley brindano a champagne perché i rischi sull’Italia sono scesi da 4,9 a 1,5 miliardi in tre giorni. Che cosa è accaduto? La banca americana ha “dato esecuzione ad alcune modifiche relative alla ristrutturazione di contratti derivati”. E l’Italia, all’epoca governata da Mario Monti, ha sborsato circa 3,4 miliardi senza battere ciglio. La cifra è da capogiro e da sola potrebbe finanziare la ricostruzione di Amatrice e Accumuli. Ma, in realtà, rappresenta una goccia nel mare se confrontata ai 47 miliardi di potenziale esborso stimato fra il 2011, e il 2021 per tutti i derivati sottoscritti dallo Stato italiano. Si tratta di una enorme quantità di denaro. Lo Stato italiano ha sottoscritto questi onerosi contratti e quali sono gli effetti per le tasche degli italiani? Emergono personaggi chiave, segreti, misteri e giochi di potere che ruotano attorno a “una scommessa – fatta dal Tesoro – sull’andamento dei tassi d’interesse”. “Ma un governo, uno Stato, può scommettere i quattrini dei propri cittadini? Può anche soltanto esporsi al sospetto di aver tentato di speculare. Prima ancora di essere una scommessa, un derivato è uno strumento di copertura dai rischi le cui clausole però, nella migliore delle ipotesi, non sono state adeguatamente soppesate dal ministero delle Finanze. Intanto, Mario Draghi, assicura che la Bce continuerà ad immettere denaro nelle banche europee per sostenere la ripresa per tutto il 2017, allungando, quindi, la scadenza prevista per Giugno. Ma la realtà è ben diversa, perché gli istituti di credito dell’Eurozona, compresa l’Italia, continuano a giocare d’azzardo con i derivati, piuttosto che investire nell’economia reale. Ecco perché l’Italia non si risolleva dalla crisi. C’è da pensare che dietro le quinte si celi altro. O che si punti ad una unica banca europea, che inglobi tutto il sistema, oppure che si tratti, come le recenti storie bancarie insegnano, di incompetenze ben retribuite, e con gestione del male affare.

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