Banche venete: ciambella di salvataggio da Intesa Sanpaolo-Unicredit. Ecco perché conviene
Banche – Ciambella di salvataggio per le banche venete ( Vicenza e Veneto Banca) da parte di Intesa Sanpaolo ed Unicredit, che metteranno mano al portafoglio per l’aumento di capitale necessario perché non chiudano i battenti. Infatti la UE ha chiesto che alla ricapitalizzazione temporanea di Stato , per un totale di 6,4 miliardi, partecipino anche i privati, per un ammontare di 1,25 miliardi, altrimenti non scatterà il disco verde. E per coinvolgere alcuni istituti di credito italiani alla ricapitalizzazione, il governo starebbe studiando la possibilità di sconti fiscali, che potrebbero giungere anche in tempi brevi, con un decreto mirato, o più dilazionati nella legge di stabilità, e quindi con effetti nel 2018. Alla lista delle due banche già citate potrebbe anche aggiungersi una cordata formata da Unipol, Poste, Mediolanum ed Iccrea. Intanto, Veneto Banca ha depositato l’azione di responsabilità contro sindaci ed amministratori in carica fino al 26 aprile 2016, chiedendo un risarcimento danni di 2,3 miliardi.
Ma a parte la contropartita di possibili sconti fiscali, perché alle banche conviene intervenire per il salvataggio delle consorelle? Perché i correntisti delle banche venete non hanno più depositi superiori ai 100 mila euro, per cui in caso di fallimento il Fondo interbancario di garanzia, a cui partecipano in proporzione alle loro dimensioni, tutte le banche , dovrebbero restituire, si stima circa 11 miliardi. Il panorama bancario nazionale, comunque, a parte le criticità delle venete e Mps, oltre alle 4 precedentemente fallite, Banca Marche in testa, presenta ancora forti criticità sul fronte delle sofferenze, anche se qualcosa è stato fatto, ma non basta. Secondo i dati della relazione di Bankitalia, la raccolta obbligazionaria si è quasi dimezzata, passando dagli 878,3 miliardi del 2013 ai 541 del marzo 2017. Fuga dei depositi dalle obbligazioni, verso lidi più sicuri e remunerativi. Infine, i crediti deteriorati rappresentano l’11% del totale contro la media europea del 4% ed Usa allo 0,8%. Bankitalia indica di attuare maggiori accantonamenti prudenziali, il che si tradurrà in meno dividendi e suggerisce anche una migliore gestione interna oltre che politiche espositive con un grado di deterioramento inferiore rispetto al passato. Dai dati della Banca centrale si evince anche che gli istituti di credito hanno in atto presiti per 2.016 miliardi e di questi solo 1.667 sono considerati solvibili, mentre 349 mld le banche non li vedranno tornare indietro. I principali istituti di credito esposti con Npl sono Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Banco Bpm ed Ubi, che da soli contabilizzano 213 miliardi. E con tali credenziali con cui si presenta oggi il sistema bancario il risparmiatore si chiede dove poter mettere i risparmi al sicuro.