Le tasse celate che pagano gli italiani
Ecco le patrimoniali e le imposte subdole che gravano sui contribuenti: tutti i contorti sistemi che ha il fisco per spremere gli italiani
Uno dei maggiori inganni del nostro sistema fiscale è che le imposte e le tasse tengono a mimetizzarsi. A volte, si nascondono dietro apparenti buone intenzioni come la tassa sui tabacchi o le più recenti tasse sulla plastica e sulle bevande zuccherate. In altri casi, le tasse assumono un nome diverso dal reddito che intendono colpire in modo da apparire meno odiose. Ne è un esempio la tassa sulla televisione, dallo stesso Stato chiamata Canone Rai: poiché tutti hanno la tv in casa, l’imposta sarebbe apparsa come un prelievo fisso su ogni italiano; sicché è stata fatta passare come contributo per l’informazione pubblica e neutrale.
Che dire poi di tutte le tasse che colpiscono due volte lo stesso reddito? Si pensi all’eredità di un genitore, tassata sia quando viene trasferita al coniuge superstite, sia quando poi passa ai figli, e così via, di mano in mano.
Senza contare l’incredibile ingiustizia delle tasse sul lavoro (il cosiddetto cuneo fiscale) che lo Stato dovrebbe, invece, favorire: al contrario, l’erario impone un prelievo sia quando lo stipendio viene erogato, sia quando viene speso (ad esempio con l’Iva), sia quando diventa oggetto di investimento o realizza frutti (ad esempio i canoni di affitto). Addirittura, lo Stato pretende le tasse anche se quei soldi non li spendi e li lasci in banca.
L’inganno delle patrimoniali
Al di là del marketing politico, tutte queste tasse non sono altro che patrimoniali. Anche se, per la maggior parte dei contribuenti, il concetto di patrimoniale evoca una tassazione su grosse ricchezze, in realtà si tratta di prelievi su patrimoni di qualsiasi tipo, anche i più piccoli, appartenenti a qualsiasi tipo di contribuenti (con la differenza che i più grandi possono permettersi i consulenti per pagare di meno).
È chiaro allora che gli italiani abbiano elaborato il concetto di evasione di sopravvivenza: il mattone è più sicuro della cassaforte nonostante la perdita del potere di acquisto. Meglio regalare i soldi all’inflazione che a uno Stato spendaccione.
Secondo il Centro Studi della CGIA di Mestre, ci sono la bellezza di 14 patrimoniali che, nel 2918, hanno garantito allo Stato italiano ben 46 miliardi di euro, ossia il 2,7% del Pil. Pensa che, nel 1990, erano solo pari all’1,3%. L’incremento è dovuto a Governi spendaccioni, politiche assistenzialiste, ma anche agli interessi che ogni anno paghiamo su un debito pubblico fatto esplodere dalle generazioni precedenti.
E siccome è più facile tassare che togliere i benefici, ecco che lo Stato, non potendo eliminare una serie di sussidi concessi a tutte le categorie, pensa bene con l’altra mano di esigere maggiori tasse.
Quali sono le patrimoniali che pagano gli italiani?
Il patrimonio per eccellenza è sicuramente l’immobile, un po’ perché è il bene di lusso per antonomasia e un po’ perché, proprio come la televisione, ce l’hanno quasi tutto gli italiani. Il patrimonio immobiliare passa di famiglia in famiglia: circa il 70% dei nostri connazionali ha casa di proprietà, uno dei picchi più alti di tutta l’Unione Europea. Le patrimoniali collegate agli immobili sono l’Imu (l’ex Ici) e, fino al 2020, la Tasi (l’imposta sui servizi indivisibili come illuminazione, strade, rete fognaria). Poi c’è la Tari (l’ex Tarsu) ossia l’imposta sui rifiuti.
Qualcuno quest’anno si è accorto che Tasi e Imu sono identiche e le ha accorpate. Ma non per ridurle: le due aliquote, tra loro sommate, sono uguali a prima.
Poi, ci sono le tasse collegate agli scambi degli immobili: l’Iva al 10% se compri da azienda (al 22% se la casa è di lusso) o l’imposta di registro al 9% se compri da privato. In entrambi i casi, fatti salvi gli sconti se si tratta della prima casa, si paga anche l’imposta ipotecaria e catastale.
Se invece regali la casa, paghi l’imposta di registro. Ora, qui qualche attento osservatore potrebbe osservare che si tratta di un’imposta ingiusta. Le tasse, infatti, scattano quando si produce un reddito ossia una capacità impositiva. E, quindi, se è vero che per chi beneficia della donazione c’è un aumento del patrimonio, è anche vero che per chi dona c’è una diminuzione. Il conto dovrebbe essere, quindi, “zero”, oppure lo Stato dovrebbe restituire le imposte a chi si impoverisce dopo la cessione del bene.
Poi, ci sono le imposte di bollo. Per ogni certificato che chiedi c’è un bollo da pagare. A livello patrimoniale, c’è il bollo auto e il bollo sulle attività finanziarie.
La patrimoniale più invisibile e subdola è il bollo sul conto corrente. È invisibile perché viene prelevata direttamente dalla banca sui tuoi risparmi, tant’è che il correntista è portato a credere che si tratti di spese di gestione. È subdola perché tassa per l’ennesima volta un reddito già tassato alla percezione. Chi riceve lo stipendio sul conto viene tassato due volte: la prima in busta paga, la seconda in banca o alle poste. Non è questa una somma forma di ingiustizia?
Peraltro, la tassa sul conto colpisce i risparmi, ossia le speranze delle famiglie di tutelarsi dai rischi del futuro, il sogno di far studiare i figli o di avere le disponibilità per una pensione dignitosa. Poi, c’è di nuovo il Canone Rai, la patrimoniale sulla televisione che vale 100 euro a famiglia. Altra patrimoniale è sugli investimenti: su un deposito di 50mila euro in titoli, azioni o obbligazioni, titoli di Stato, l’erario si prende non meno di 100 euro. Anche in questo caso, però, per non sporcarsi le mani lo lascia fare alla banca.
Fonte: La legge per tutti