Troppe banche italiane in affanno, ad iniziare da Unicredit. MPS nelle sabbie mobili, e nel mirino di Bpm. Intesa San-Paolo brilla. Bnl se la cava con tagli e tassi elevati
di Roberto Casalena
Le banche italiane sono state capaci di arenarsi anche sui prestiti garantiti dallo Stato( forse perché non si fidano), figuriamoci dei privati che con il Covid sono in crisi, ed avrebbero bisogno di liquidità, per non chiudere.
Gli istituti nostrani, comunque, sono fragili, sotto capitalizzati e con troppi miliardi di insoluti, per cui dovrebbero ricapitalizzare o fondersi, riducendo personale, e duplicati di filiali che rendono poco, cercando,invece,maggiori penetrazioni sul territorio.
Unicredit, la seconda banca italiana, guidata dal francese Mustier ( e non se ne capisce il perché, dal momento che anche in Italia ci sono bravi manager, come ad esempio l’Ad di Intesa San Paolo), ha chiuso il primo semestre di quest’anno con un utile netto di soli 457 milioni ( -77% rispetto allo stesso periodo del 2019), e tutti i dati in calo.
L’Ad Mustier non prevede fusioni, mentre Intesa San Paolo ha acquistato Ubi Banca. Banca BPM,invece, guidata da Castagna, studia ogni opportunità, ma sembrerebbe puntare su MPS, attualmente parcheggiata in mano allo Stato.
Tra l’altro, Unicredit, pur di far cassa, sta cercando di cedere parte dei crediti incagliati e si sta anche sbarazzando di parte di opere d’arte in suo possesso ( vendute all’asta tramite Christe’s per 15 milioni), mentre, invece, Intesa le sta acquistando.
Poi, c’è la Bnl,in mano ai francesi, che se ne fregano dei posti di lavoro italiani, pur di fare utili, grazie anche a tagli di personale (sembrerebbe a detta dei sindacati che entro l’anno ci rimarranno poche casse aperte), e puntando tutto sulla digitalizzazione, oltre che su tassi molto elevati per i prestiti ad personam, pensionati compresi,e che si appoggia alla controllata Bnl Finance, che per prestiti garantiti da pensione o da posto di lavoro fisso, oltre che polizza vita, chiede oltre il 10%, quando per un mutuo casa con garanzia dell’immobile le banche chiedono il 2%.Una sproporzione, ed intanto Bankitalia sta a guardare.
Per quanto riguarda, invece, l’Europa c’é da attendersi una possibile fusione tra le spagnole Caixa Bank e Bankia, che diverrebbe il primo gruppo bancario spagnolo con 650 miliardi di attivo.
Infine, sul fronte tedesco risulta la crisi profonda di Deutche Bank, i cui conti preoccupano molto, e che dovrà cercare alla svelta di risalire la china, se non vorrà ritrovarsi immersa nella palude dei crediti inesigibili.