Femminicidi, ovvero la diseducazione sessuale, ma i veri mostri sono madri e chiese

Femminicidi. La peste emozionale dilaga. L’umanità è afflitta da un morbo fatale, un morbo nato con la stessa civilizzazione, di cui però sinora nessuno ha mai parlato. Permea tutte le aree della vita so­ciale e tutti ne sono potenziali portatori, ciononostante nessuno ne conosce l’esistenza. È come un’epidemia e può essere trasmessa da una persona all’altra; purtroppo né il portatore né la sua prossi­ma vittima ne conoscono i sintomi. In effetti il proliferare della malat­tia dipende proprio dalla inconsapevole volontà di eludere ogni sua identificazione. Analogamente a un virus mortale essa distrugge il tessuto sociale e paralizza le funzioni vitali basilari, attaccando le sue vittime dove sono più vulnerabili. Non è una malattia fisica, bensì bioemozionale, si manifesta pertanto nella sfera delle emo­zioni. Nel corso del processo di diffusione da una persona all’altra distrugge le sue vittime, creando confusione, incertezza e paralisi. Siccome la malattia attacca la sfera emozionale, viene detta peste emozionale. Non vi è connotazione diffamatoria nell’utilizzo del ter­mine peste emozionale, ma non va ignorata, né tantomeno banaliz­zata o giustificata adducendo frasi del tipo: “ma fa parte della natura umana”. Non si assisterà a nessun reale miglioramento a livello pla­netario finché la peste emozionale non sarà riconosciuta e arginata. Nel tempo la donna si è emancipata o meno? Dipende soprattutto dai Paesi e dalle tradizioni. In Italia sotto il profilo dello studio, del lavoro e delle libertà, ma ha tenuto la sua caratteristica di comodo, il corteggiamento da parte dell’uomo. La famiglia, invece, ha perso i suoi connotati fondamentali, cioè amore e figli. Il processo irreversibile, è iniziato dopo la fine della seconda guerra mondiale, dalle macerie di una Italia da ricostruire. Prima, la donna era dedita al focolare, ed il lavoro era ancora quello nei campi. Poi con l’avvio della ripresa industriale e del benessere, piano piano si sono di­schiuse le porte: ad esempio l’Università, pur se ancora oggi nelle facoltà più impegnative sono presenti in numero di gran lunga infe­riore. La frenetica corsa al divertimento ed agli incontri nei locali notturni non ha affatto modificato gli approcci del maschio, che continua, come un pavone a proporsi in maniera spesso impacciata. Oltre 40 anni fa, a Londra le ragazze andavano da sole nei locali, e si proponevano se un ragazzo piaceva. Nessun corteggiamento, ed il sesso non era affatto tabù. In Italia invece siamo ancora all’età del bronzo, e i femminicidi continui lo dimostrano. Accade spesso, che un uomo lasciato da moglie, o compagna abbia serie difficoltà a potersi rimettere in gioco e allora perde il controllo. Si è entrati nella terra di nessuno, ove non esiste educazione della sfera affettiva, ma solo sensi di colpa e denaro padrone. Se le madri ­trasmettessero nuovi modelli di libertà sessuale, anziché riproporre la vecchia matrice patriarcale acquisita, il mostro non busserrebbe più alla loro porta.

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