Roma 2024: “Don” Giovanni Malagò minacce alla Raggi

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dichiarazioni-malagoRoma 2024. Virginia Raggi ha affermato il suo secco no alla scellerata candidatura della Capitale e il perfido “capo mandamento”, “Don” Giovanni Malagò, presidente del Comitato Olimpico, avverte: “Le consiglio di non presentare la mozione per mettere fine alla procedura. Perché gli amministratori che firmeranno quella delibera dovranno assumersi le loro responsabilità. Consiglio alla Raggi di non presentare la mozione per dire no alla candidatura”. Dopo la giornata che ha (quasi) posto la parola fine alla allegra brigata di Roma 2024, il suggerimento di Giovanni Malagò risuona come una minaccia. O quantomeno un avvertimento: al Coni sperano ancora di riaprire in extremis il sogno olimpico. Ma se davvero bisognerà rinunciare alla candidatura, non intendono arrendersi senza combattere: l’ultima carta che il comitato promotore può giocare è lo spauracchio di un procedimento per danno erariale contro la sindaca Virginia Raggi (e contro tutti i consiglieri che dovessero votare a favore della sua decisione).

Dopo l’annuncio della Raggi, resta un ultimo passo formale da compiere per archiviare Roma 2024: una delibera della Giunta comunale, da ratificare anche in Assemblea, che annulli l’analogo provvedimento con cui il Campidoglio aveva votato a favore di Roma 2024. La candidatura è nata sull’asse Renzi-Malagò, entrambi entusiasti del progetto. Ma formalmente a suo tempo fu proprio l’amministrazione capitolina (allora guidata da Ignazio Marino) a chiedere a Coni e governo di candidare Roma all’edizione del 2024 e allo Stato di impegnare fondi pubblici. Cosa che è avvenuta: circa 20 milioni di euro sono stati spesi negli ultimi due anni dal comitato promotore. A questo fa riferimento Malagò quando dice che “ora gli amministratori che eventualmente firmeranno quella delibera dovranno assumersi le loro responsabilità”. La legge, infatti, prevede la responsabilità individuale per chi cagiona un danno alle casse dello Stato, in questo caso causato dalla “discontinuità amministrativa” rispetto alla precedente gestione. Venti milioni di euro non sono pochi spiccioli per un Comune con un debito miliardario, ma sono un patrimonio per dei semplici consiglieri comunali, che (sempre a detta del Coni) potrebbero doversi trovare a rispondere per circa 500mila euro a testa

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