Crisi economica. L’uscita dall’Euro è inutile se non…

Crisi economica. I pericoli corsi dalle democrazie occidentali, anzi europee, visto che è difficile pensare agli USA come a una democrazia, dato che la società americana è tutta improntata al conseguimento del successo e della ricchezza, di fatto vedendo come “fallito” chiunque voglia anteporre a quei fattori il tempo libero, la qualità della vita, fino a subordinare alla ricchezza la propria capacità di opporsi in giudizio ad un potente o di fruire della sanità e dell’istruzione migliore. In questo contesto, si è potuta verificare una crescita abnorme delle Corporation che le ha poste e le sta ponendo a fianco o al di sopra degli stati nazionali. Il Governo sta dando attuazione, punto dopo punto, di sottobanco o quasi, al Trattato di Lisbona. In due parole, si stanno vuotando dei loro contenuti le democrazie europee per sostituirle con il governo delle multinazionali, in gran parte statunitensi, su un’Europa subalterna, appunto, degli USA. Un’Europa subalterna significa un’Europa debole, dominabile e dominata dalle multinazionali. Abbiamo avuto già due esempi di sottomissione degli stati: Cipro e la Grecia. Tutto ciò è avvenuto infiltrando la Comunità europea, attraverso lo strumento dell’euro, dei vincoli e dei trattati europei e già si prefigura uno strumento caro al profitto: il ricatto occupazionale. Qui, solo un cenno alla responsabilità non solo del Governo e della politica, ma anche del sindacato. Da più parti s’invoca l’uscita dall’euro come strategia per affrancarsi da questo dominio diabolico e come misura risolutiva della recessione in atto e non manca chi ne dimostra la convenienza e la fattibilità. Soprattutto riavremmo la nostra sovranità monetaria, condizione per una politica sociale e del lavoro. Ma l’attuale struttura dell’economia globalizzata ci rende dipendenti dai mercati finanziari internazionali. Perciò, uscire dall’euro non basterebbe. Proviamo, tuttavia, a ipotizzarlo. Non abbiamo più le norme a tutela dei lavoratori, quindi se, per ipotesi, ne scaturisse un grande rilancio dell’economia italiana, la maggior parte del reddito nazionale andrebbe a favore del capitale. Oggi il vero potere risiede nelle mani di chi controlla il capitale. Mentre con il TTIP si cerca di mettere stati e multinazionali sullo stesso piano formale, ci sono poche, pochissime società, per lo più banche e finanziarie, che controllano tutto, compreso quel che resta delle democrazie nazionali. Comprendere chi sono, come agiscono e come ostacolare i loro piani è una battaglia prioritaria se vogliamo recuperare sovranità.

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