Strategia a compasso per non farci più votare in futuro

Strategia, e compasso. Le giravolte del Pd sono ormai al livello di prima ballerina del Boscioi. Poche ore prima i democratici avevano votato contro la discussione in Aula, già domani, di una mozione a favore del Mattarellum, proposta dalla Lega Nord con Fedriga. La spiegazione data dal capogruppo di Montecitorio Ettore Rosato è stata che la mozione – che è un atto d’indirizzo, non con forza di legge – è “un atto inutile e pretestuoso” e che, appunto, “serve una legge”. Anzi, aveva detto Rosato alla Lega, una proposta di Mattarellum c’è già ed è depositata in commissione e basta lavorare su quella. Ecco, arrivati in commissione, Emanuele Fiano ha spinto per rinviare la discussione a dopo il 24 gennaio, giorno della decisione della Consulta. Il Pd ha vari problemi. Il primo che viene in mente è che il principale alleato, Angelino Alfano, non vuole il Mattarellum perché costringerebbe il Nuovo Centrodestra a coalizzarsi. E da una parte non si può coalizzare a destra perché la convivenza con un pezzo di Forza Italia e con tutta la Lega Nord sarebbe a dir poco complicata. E dall’altra non si può alleare di nuovo – e stavolta alle elezioni – con il Partito democratico perché il Nuovo Centrodestra che va in coalizione con il centrosinistra fa ridere, almeno sotto il profilo del vocabolario. I deputati M5s in commissione Affari costituzionali ribadiscono che occorre aspettare la sentenza della Consulta sull’Italicum per poi andare subito a votare con la legge che ne verrà fuori, che noi abbiamo chiamato Legalicum, con i dovuti correttivi al Senato”. Una posizione accettabile, che però appare isolata. Forza Italia non vuole né il voto né la coalizione con Salvini. E d’accordo con Pd e M5s si è trovata d’accordo anche Forza Italia. E i motivi sono due. Il primo: i berlusconiani, con un partito male in arnese nella struttura e nei sondaggi, non hanno alcuna intenzione di presentarsi alle urne così presto, tra l’altro senza Silvio Berlusconi candidabile. L’ex presidente del Consiglio aspetta e spera nel giudizio della Corte europea di giustizia che possa ribaltare la condanna definitiva per frode fiscale che provoca la sua incandidabilità per effetto della legge Severino. In ogni caso l’ex Cavaliere boccia senza appello il ritorno alla vecchia legge elettorale. Il secondo motivo: l’asse Pd-Lega Nord-Fratelli d’Italia sul Mattarellum non piace a Forza Italia perché spingerebbe verso le coalizioni. I moderati forzisti vorrebbero, primo, evitare di confondere troppo le proprie facce con quelle sempre più spostate a destra del Carroccio e, secondo, Berlusconi vuole soprattutto evitare le primarie di coalizione dove rischierebbe di vincere Matteo Salvini. Quello che è certo finora è che il Mattarellum accoglie il favore del Pd, della Lega Nord e dei Fratelli d’Italia. Un inedito asse tra i due Matteo, Renzi e Salvini, e Giorgia Meloni. Tanto che il segretario del Carroccio aveva proposto di lavorare anche a Natale e Capodanno “per andare a votare il prima possibile, in primavera, occorre una legge elettorale”. Invece niente, tutto rinviato a babbo morto, di nuovo, ma non solo c’è di più. Qualsiasi legge pasticcio pur di rendere poco governabile il paese, o meglio votare sì, a scadenza naturale, 2018, ma fare un governicchio della durata massima di 4 o 5 mesi che poi cade, e apre come sempre la strada ai vari governi tecnici voluti da Massoneria, Ue, Eurozona, e Multinazionali. Risultato: non voteremo più. Fine sovranità popolare, altro che campagne elettorali, preferenze di lista o meno. Questa è la triste realtà. Occhio Italiani!

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