Natale: verso il lockdown nazionale

Al vertice con Governo e maggioranza, il Cts chiede un nuovo giro di vite e misure molto severe per tutto il periodo delle feste. Ipotesi zona rossa per tutti

Un Natale blindato. È la richiesta avanzata dal Comitato tecnico scientifico durante l’ultimo vertice con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ed i capi delegazione delle forze di maggioranza in cui si decidono le misure anti-Covid da osservare durante le festività.

Secondo il Cts, «un nuovo giro di vite è inevitabile e su questo sono tutti d’accordo» per evitare una terza ondata di contagi e di decessi a gennaio. Si va, dunque, verso il lockdown nazionale sul modello imposto in Germania da Angela Merkel, con tutta l’Italia tinta di rosso. Anche se ancora c’è la possibilità che si decida per una grande zona arancione che salvi, almeno, i negozi.

Il periodo interessato sarebbe quello dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio ed i giorni 5 e 6 gennaio. Ma non si esclude che la serrata inizi da questo sabato, 19 dicembre, per evitare esodi di massa anticipati.

Nel caso in cui venga ufficializzata la zona rossa per l’intero Paese, sarebbero vietati gli spostamenti dalla propria abitazione se non per motivi di impellente necessità (lavoro, salute, comprovata urgenza), lasciando, però, la possibilità di partecipare ai riti religiosi. Bar, ristoranti e negozi resterebbero chiusi nei periodi indicati.

Se, invece, si decidesse di istituire una zona arancione nazionale, l’unica cosa che cambierebbe sarebbe l’apertura dei negozi. Ci si potrebbe muovere soltanto all’interno del proprio Comune.

Tuttavia, è allo studio del Governo la deroga per gli spostamenti tra piccoli centri i giorni 25 e 26 dicembre ed il 1° gennaio. Con limiti sia sulla base del numero di abitanti (forse non oltre i 5.000) sia su quella della distanza da percorrere. Italia Viva e Lega chiedono di potersi muovere in un raggio massimo di 30 chilometri. Conte potrebbe abbassare la soglia a 10 o 20 chilometri. L’ala dura del Governo, cioè il Pd ed il ministro della Salute Roberto Speranza vorrebbero accorciare ancora di più le distanze. E su questo si spera che il Governo sia chiaro. Che dica chiaramente se, ad esempio, negli ipotetici 30, 20 o 10 chilometri che siano ci si potrà spostare da un piccolo Comune ad una qualsiasi città (purché si resti nel raggio stabilito) o se sarà possibile soltanto partire da un piccolo centro per raggiungere un altro piccolo centro. Per fare un esempio: da un paesino isolato con 1.000 anime si può andare nel capoluogo di provincia che dista appena 6 chilometri ma fa 100mila abitanti? Oppure la destinazione dovrà essere, per forza, un altro piccolo centro sotto i 5.000 abitanti (sempre che sia questa la soglia stabilita)?

Altra questione che verrà decisa prossimamente è quella del coprifuoco. Nelle intenzioni di chi vuole norme più severe per il periodo natalizio c’è l’anticipo dell’orario entro il quale si deve tornare a casa: non più alle 22 ma alle 20, se non addirittura alle 18. Questo per evitare cenoni, feste organizzate nelle abitazioni private, assembramenti vari. Il verdetto sta per arrivare.

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