Ritratto di Roosevelt attribuito a Derain: analisi calligrafica e considerazioni sull’autenticità
di Alberto Zei
Molto è stato detto su questo pittore in relazione a un quadro ritrovato in un mercatino di Londra che senza recondite intenzioni fu acquistato solo per la atipicità grafica dei colori randomici dell’immagine. Il quadro di cui trattasi rappresenta il ritratto stilizzato del Presidente USA Delano Roosevelt; con in mano un bastone (Roosevelt era claudicante); nel retro una frase rappresentativa di uno dei suoi quattro principi sulla libertà, e cioè, sulla libera espressione dell’opera artistica. La figura è stata esaminata attraverso una indagine semiotica sui tratti, sui colori, sulle curve, sulla pittura, sul contesto tipico che Derain personalizzava in altre sue opere nell’iniziale stile delle così dette “belve”. Si tratta però di un’ opera non ancora compiuta e mancante della firma dell’autore. Da indagini successive al ritrovamento di questo quadro in una soffitta nel quartiere Trastevere di Roma furono fatte delle indagini soprattutto sulla semiotica del dipinto dalle quali emerge che la paternità del lavoro era pienamente attribuibile ad André Derain.
Con questo articolo invece, si entra nel contesto della dedica con un’ analisi comparativa sulla rispondenza grafica tra lo scritto del pittore e la dedica premio un riscontro storico delle circostanze e della plausibilità che dei regni abbia avuto inizialmente consegnare allo presidente il suo ritratto, nel classico stile delle “Fouves” forse simboleggiante il suo imminente trionfo nel conflitto mondiale.
Le vicissitudini dell’ artista
Un altra delle molto probabili ragioni per cui Derain dipinge l’immagine del Presidente Roosevelt, nei tratti e nella cromia usata, è il chiaro riferimento all’iniziale scuola pittorica delle “belve” a cui lo stesso Derain apparteneva. Egli infatti faceva parte del gruppo dei fondatori unitamente ad altri suoi colleghi come Matisse e Maurice de Vlaminck. L’esame ulteriore che viene fatto al quadro questa volta non riguarda la pittura ma la calligrafia della dedica nel retro del dipinto per comparare anche graficamente l’appartenenza o meno dell’opera in questione.
È noto che André Derain fu coinvolto in un episodio ambiguo legato al suo comportamento nei confronti dell’arte durante il periodo bellico. Accettò l’invito della Germania nazista per visitare esposizioni d’arte tedesche dopo l’occupazione nazista della Francia. Questo fatto, giusto o sbagliato, ha contribuito a escludere Derain da riconoscimenti che oggettivamente avrebbe meritato per le sue opere. Questo status di isolamento ha influenzato il suo rapporto con la critica e il pubblico, che lo etichettarono come collaborazionista nazista semplicemente per aver visitato le esposizioni d’arte in Germania.
Questo isolamento, probabilmente influenzato anche da altri fattori, ha portato a una percezione distorta delle opere di Derain dopo la fine del conflitto. I suoi dipinti non erano più considerati vere opere d’arte, ma piuttosto delle astrazioni personali che non rispondevano ai canoni artistici imposti dal clima bellico e dalle tendenze emergenti, soprattutto in Francia.
Ritratto di Roosevelt attribuito a Derain: analisi calligrafica e considerazioni sull’autenticità”
La comparazione calligrafica – Tuttavia, Derain sembra essere stato consapevole dei principi di libertà artistica sostenuti dal presidente americano Roosevelt, come evidenziato dal proclama riportato nel retro del quadro. Questo proclama sottolineava l’importanza della libertà creativa senza preclusioni di stile o soggetto, come fondamento della democrazia stessa. L’arte, in questa visione, diventava il veicolo principale di espressione e creatività per questo principio di emancipazione intellettuale.
La frase di Roosevelt nel retro del quadro è stata trascritta con grande precisione, utilizzando pittura bianca. Le lettere sono state disposte in modo allineato e separate, con una scrittura in corsivo stilizzato ma ben distinto, simile ai caratteri di stampa corsiva. Questa calligrafia è stata confrontata con la firma autentica di Derain, la quale talvolta sottoscrive i propri quadri con questa grafia. Si è notato che, pur non essendo eseguita esattamente nello stesso stile, esiste una notevole somiglianza nell’allineamento e nella struttura delle lettere, pur considerando che la firma di solito non segue una traccia ortodossa. Nel contesto delle firme in generale, è comune trovare una scrittura più fluida e meno precisa, con linee di collegamento grafiche che possono rendere la firma meno leggibile. Tuttavia, la firma in alto di Derain qui riportata, è caratterizzata da lettere ben definite, chiare e allineate, che non corrispondono al consueto corsivo. Questo stesso stile di scrittura è riscontrabile nella dedica presente nel quadro, suggerendo una straordinaria analogia tra le due forme di scrittura. Dal punto di vista statistico, la probabilità che questa somiglianza sia una semplice coincidenza è estremamente bassa. Considerando la coerenza tra la firma e la dedica nel quadro, è ragionevole ipotizzare che entrambe siano state scritte dalla stessa persona, ossia, da Derain. Questo può essere un elemento significativo nell’analisi dell’autenticità e della provenienza del ritratto. La somiglianza tra la firma e la dedica suggerisce fortemente che entrambe siano state realizzate dalla stessa persona. Ciò comporta l’ipotesi che l’autore del quadro possa essere Derain. Tale deduzione, se confermata, sarebbe un elemento significativo che si aggiunge ai precedenti nell’analisi dell’autenticità.
Ipotesi per assurdo Ove si trattasse di un lavoro contraffatto, la firma sarebbe una delle prime cose che un falsario inserirebbe se l’intenzione fosse quella di collocare l’opera sul mercato clandestino. Ma d’altra parte la mancanza della firma, costituisce comunque un’assenza di prova. Questo è vero ma è altrettanto vero che tali considerazioni portano a valutare un altro insieme di circostanze probabilistiche le quali a loro volta, offrono un ulteriore contributo all’obiettivo convincimento che il ritratto in questione sia stato dipinto effettivamente da Derain. Infatti, ove si trattasse di un falso la firma sarebbe una delle prime cose che un falsario inserirebbe se l’intenzione fosse quella di collocare l’opera sul mercato.
Le matriosche del dubbio – Qui entra in gioco una domanda che crea un ulteriore interrogativo. Se il ritratto fosse autentico per quale ragione l’autore non avrebbe inserito la propria firma? La risposta è che il quadro acquistato nel mercatino di Londra non sembra completato. Ma insistendo, per quale motivo l’opera iniziata lo stesso Derain non l’avrebbe finita. La risposta potrebbe essere perché Roosevelt a cui era destinato, è morto poco prima della fine della guerra, il 12 aprile 1945. Strana coincidenza questa per essere lo stesso giorno del mese in cui viene scritto questo articolo. Pertanto, considerando il contesto storico e ideologico della realizzazione del ritratto, potremmo interpretare l’ opera come un’affermazione della posizione di Derain nel tentativo di confermare la sua identità creativa, per rispondere alle critiche e alle controversie legate al suo passato. Questo potrebbe aggiungere ulteriore peso all’ipotesi che il quadro sia effettivamente opera di Derain, nonostante la mancanza della firma tradizionale.D’altra parte sia consentito un parere personale che a fronte della annosa discussione sull’autenticità del dipinto descritto, la Famiglia romana che ha la proprietà del quadro lo metta a disposizione di qualche mostra museale in modo che anche altri critici possono esprimersi e definire questa sorta di “Incompiuta di Schubert”. D’altra parte ove l’autenticità del ritratto fosse ufficialmente confermata, si riterrebbe giusto che successivamente possa essere oggetto di scambio museale a beneficio della conoscenza artistica e dell’approfondimento dei valori storici, della vita stessa di Derain. Tutto ciò renderebbe l’opera il punto di incontro emotivo di Derain tra la visita in Germania, le contrarietà dei colleghi in Francia, per il riscatto implicito ottenuto in America, proprio per opera del Presidente Roosevelt.