Olio, latte, carne: tutti gli scandali UE
Vi sono già dei prodotti in agricoltura– come la carne bovina e l’olio di oliva – dei quali i consumatori europei già possono sapere l’origine perché la normativa europea obbliga a tale indicazione. Questa normativa va estesa quanto prima a carne e latte trasformati”. Lo sottolinea Confagricoltura mentre ferve il dibattito a Bruxelles in materia di etichettatura obbligatoria all’origine. Parigi avrebbe già avuto dalla Commissione europea un sì di principio ad applicare una indicazione obbligatoria dell’origine su questi prodotti e starebbe studiando le modalità applicative. E’ un passo importante – dichiara Confagricoltura – ma è anche importante che il governo italiano intervenga per dare il proprio contributo propositivo ed evitare che vi possono essere distorsioni di concorrenza. Se ci deve essere un obbligo di etichettatura di origine questo deve riguardare tutti i Paesi membri e non solo uno di essi.” Il 21 Marzo p.v., poi, in Commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza alimentare del Parlamento europeo, è attesa una risoluzione che chieda alla Commissione di riconsiderare l’etichettatura del paese d’origine per il latte da consumo ed i prodotti di latte e carne “leggermente trasformati” (per i prodotti di latte, formaggio, creme di latte; per i prodotti di carne, bacon e salsicce). “Seguiremo con attenzione – sottolinea Confagricoltura – la discussione ed auspichiamo che emerga un orientamento politico a favore della necessità di un’etichettatura obbligatoria dei prodotti trasformati, che garantirebbero produttori e consumatori. Ci auguriamo che i nostri europarlamentari ed il governo italiano si impegnino attivamente in tal senso, in una materia fondamentale per il nostro made in Italy e le nostre imprese agricole, in particolare quelle zootecniche”. Nel frattempo contro il provvedimento di una maggiore quota import di olio extravergine tunisino, si è mobilitato l’intero settore agricolo. “Il Parlamento Europeo approva una norma assolutamente sbagliata. E” impensabile pensare di aumentare di 35 mila tonnellate l’anno, l’ingresso di olio dalla Tunisia a dazio zero”, ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, a margine della mobilitazione degli agricoltori del Sud Italia. “Proprio nell’anno in cui – ha aggiunto Moncalvo – c’è stato un record di aumento delle importazioni dalla Tunisia. Questa norma non aiuta i produttori tunisini, fa male a quelli italiani e rischia di aumentare le frodi e i danni per i consumatori”. L’eliminazione di dazi su 35mila tonnellate in più di olio tunisino vale per il 2016 e per il 2017. Lo scorso 25 febbraio, con l’introduzione di alcune modifiche, la palla era passata al Consiglio Ue, accendendo le speranze su nuovi negoziati. Ieri invece c’è stata la ‘doccia fredda’: una lettera della presidenza di turno olandese dei 28 ha dato il via libera degli Stati membri – inclusa l’Italia – al nuovo testo, ha accelerato a sorpresa i tempi e spinto l’Assemblea di Strasburgo a cambiare l’ordine del giorno per inserire il voto del provvedimento in agenda. Tre le ‘migliorie’ incassate dagli euro deputati italiani: l’obbligo di tracciabilità del prodotto tunisino, il divieto di proroga oltre i due anni previsti e una valutazione a medio termine dell’esecutivo Ue, per verificare eventuali danni ai produttori europei. “Con la strategia del Pd abbiamo guadagnato tempo e tre condizioni”, ha spiegato Paolo De Castro (Pd), coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della commissione Agricoltura dell’Europarlamento, che annuncia l’impegno assunto dal capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, “di lavorare per la suddivisione mensile del contingente extra, quando la Commissione europea si occuperà del regolamento attuativo”