Crollo verticale del valore immobiliare. Il piano UE per toglierci anche la casa
Crollo valore case. Un tempo si pensava che investire nel mattone fosse la forma più sicura per tutelare i propri risparmi e, magari, vederli crescere un po’ nel corso del tempo. Purtroppo, dall’avvento dell’euro, e soprattutto dopo le “amorevoli” cure degli ultimi tre governi, il mattone riserba solo dolori e pianti per gli italiani. Secondo l’Istat, guardando l’andamento dei prezzi reali delle abitazioni partendo dal 1958 per arrivare al 2014, si nota che nell’ultimo anno preso in considerazione, i prezzi erano tornati ai livelli del 1998, ovvero di 16 anni prima! E non bastasse, il mercato immobiliare delle seconde case – poco importa se al mare o in montagna – è letteralmente defunto. Per questa categoria di immobili, il crollo di valore arriva al 26% per quelle di montagna e oltre il 30% per quelle al mare. Mentre la media degli immobili finiti all’asta giudiziaria – media di effettiva vendita all’asta e non di presentazione dell’immobile all’asta – sempre secondo i dati Istat è di circa 145.000 euro, tutti inclusi, sia i grandi appartamenti sia i monolocali. Questo significa che rispetto alle stime dei periti dei tribunali alla fine il vero valore di aggiudicazione all’asta è inferiore addirittura del 50% e talvolta del 70%. Questi sono dati reali. Tornando agli immobili in libera vendita sul mercato, è bene sapere che il calo ai valori del 1998 è teorico: si tratta di perdite teoriche, perché chi avesse davvero intenzione o necessità di vendere oggi, si troverebbe con un mercato ancora inchiodato e valori delle case in ulteriore discesa, Un’emorragia costante nei prezzi e quindi nel valore delle case. D’altra parte, con le folli tasse imposte dal “salvatore della patria” Monti e dai suoi degni eredi, possedere una casa in Italia è divenuto un lusso che pochi possono permettersi. A quanti parlano di necessità di mettere una patrimoniale, gioverebbe ricordare che l’imposta sulla casa è GIA’ una patrimoniale e gli effetti devastanti sul tessuto economico e sociale di una simile baggianata economica sono sotto gli occhi di tutti: circa 1.000 miliardi di valore persi nel corso degli ultimi anni, ovvero circa la metà del debito pubblico. E tutto questo in nome dell’euro e della Ue, per rispettare i famosi parametri che la Germania, giusto per fare un esempio, ben si guarda dal rispettare. Parametri privi, oltretutto, di qualsiasi fondamento scientifico, come il famoso rapporto “deficit/pil al 3%” creato in meno di un’ora dai francesi all’epoca di Mitterand e per loro stessa ammissione frutto di pura fantasia. Infine, per quanto riguarda il patrimonio immobiliare dello Stato questo è composto da circa 47 mila beni, 33 mila edifici e 14 mila aree, che valgono nel complesso 58,9 miliardi di euro. Il numero comprende anche i beni storico artistici. L’Agenzia del Demanio ha messo online i dati relativi al patrimonio che gestisce indicando per ogni provincia italiana il numero di immobili presenti e il loro valore. Poi ci sarebbe da aggiungere il valore immobiliare dei Comuni, su cui non esiste un censimento certo. Sia lo Stato, che i Comuni, oltre che le banche stanno immettendo, per far cassa, numerosi immobili, che finiscono per deprimere ulteriormente il mercato