Pensioni: niente reversibilità ai conviventi. Donne, le più penalizzate
Pensioni. Sul fronte reversibilità, le news vengono fornite da una recente sentenza della Cassazione in tema di reversibilità tra conviventi more uxorio. Niente pensione di reversibilità al convivente more uxorio, quello cioè sopravvissuto al partner deceduto senza aver mai contratto matrimonio. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, sezione lavoro, respingendo il ricorso di un uomo che chiedeva l’accesso alla reversibilità per la pensione di inabilità riconosciuta alla defunta compagna. Nella sentenza n. 22318/2016 della Cassazione non si fa alcun riferimento alla recente legge sulle unioni civili, che equipara per molti aspetti le coppie di fatto a quelle coniugate. I supremi giudici si limitano a confermare la sentenza di Appello, a sua volta confermativa di quella di primo grado. Per tutti e tre i gradi di giudizio all’uomo è stata negata la quota parte pensionistica della convivente perché, spiegano i giudici, non prevista dall’attuale sistema previdenziale. La mancata inclusione dei conviventi, tra i soggetti beneficiari del trattamento pensionistico trova, secondo la Cassazione, giustificazione nel collegamento dello stesso a un rapporto giuridico preesistente (il matrimonio) che è assente nel caso in questione. Come affermato dai giudici della Corte d’Appello, l’attuale sistema previdenziale non prevede una pensione di reversibilità in favore del convivente more uxorio e la convivenza rileva nel nostro ordinamento ad altri fini. Il rispetto dell’art. 29 della Costituzione, come chiarito dalla giurisprudenza costituzionale, impedisce un’assimilazione totale tra il convivente more uxorio ed il coniuge, cui solo compete la pensione di reversibilità in virtù di un effettivo rapporto giuridico preesistente. Sono l’88% delle pensioni erogate quelle di cui sono titolari le donne e dunque solo il 12% ne sono beneficiari gli uomini. Così un’altra ragione per criminalizzare le donne, visto che la pensione di reversibilità è una prestazione economica che viene erogata dall’INPS ai superstiti di un defunto già titolare di pensione o che, durante la propria vita lavorativa, abbia accumulato un determinato numero di settimane contributive tali da dare lo stesso il diritto ai familiari di percepirne. Dunque le donne che vivono di più degli uomini, spesso sono disoccupate ora e lo sono state in gioventù, possono contare sulla pensione del proprio marito, compagno, fratello, padre ecc.