Marchionne specula ed evade il fisco. Ombre cinesi su FCa. A rischio migliaia di operai

Marchionne specula. Casa Agnelli, sempre più internazionale e sempre meno esposta agli appetiti del fisco italiano. I titoli del gruppo illuminano le Borse, Milano ma anche Wall Street, anticipando le novità di un anno che promette non pochi colpi di scena a partire dai possibili annunci che Sergio Marchionne si accinge a fare, quando spiegherà ad analisti e giornalisti come pensa di poter centrare l’ultima sua missione all’apparenza “impossibile”: azzerare il debito di Fiat Chrysler, che a fine 2016 si aggira sui 6,5 miliardi. Nel frattempo John Elkann recita la sua parte. Meno di un mese dopo il trasloco definitivo di Exor oltre i confini italiani, la capofila del gruppo ha annunciato il varo in Lussemburgo di Exor financial investments sicav-sif, un fondo di investimenti specializzato che godrà del regime di tassazione leggero del Granducato con l’obiettivo di fare affari a 360 gradi investendo in valori mobiliari di tutti i generi, e in altre attività autorizzate dalle leggi in vigore con l’obiettivo di suddividere i rischi di investimento e far trarre vantaggio agli azionisti dei risultati della gestione del portafoglio. Ma il rialzo del titolo non è legato alla redditività futura di un tesoretto che vale 13 miliardi (a tanto ammonta il patrimonio di Exor) ma ai fuochi di artificio in Borsa di Fca, all’improvviso al centro delle attenzioni delle grandi case di investimento, incluso il forte interessamento cinese. Il potente socio del Lingotto nella joint venture che produce a Changsha i modelli Jeep Cherokee (dall’ottobre 2015) e Renegade (dalla scorsa metà di aprile), sarebbe pronto a discutere con John Elkann e Sergio Marchionne, presidente e ad di Fca, la possibilità di andare oltre la semplice cooperazione industriale. Ci sono voci, in proposito, che il colosso cinese starebbe addirittura valutando di fare un’offerta per la maggioranza di Fca. Dopo i no thanks di Gm, Ford, Toyota e Volkswagen e con Carlos Tavares, ceo di Psa Peugeot Citroën, poco propenso a sedersi al tavolo faccia a faccia con Marchionne ecco dunque rafforzarsi la pista cinese che, a questo punto, porterebbe Fca nelle braccia di Gac. Fonti torinesi, contattate in proposito ieri, non hanno avuto commenti da fare.

I broker, spesso scettici in passato di fronte alle promesse del manager, stavolta si fanno ammaliare, a giudicare dal boom del titolo Fiat Chrysler, volato a 9,91 euro con un guadagno del 6,8%, che completa una settimana d’oro (+13%). Ancor più significativo è il balzo dall’8 novembre, dato dell’elezione di Donald Trump. Da quel giorno Fiat Chrysler è salita, a Piazza Affari ed a Wall Street, di oltre il 50%, più degli altri titoli automotive. Una performance all’apparenza inspiegabile, visto che non solo le vendite del gruppo sul mercato americano sono da tre mesi in calo (a doppia cifra). Eppure Goldman Sachs ha promosso Fca nella lista dei titoli preferiti, alzando la previsione da 9,9 a 16,5 euro. Lo spostamento negli Stati Uniti dell’interesse dei consumatori dalle berline ai Suv è enorme. Perciò c’è una buona probabilità che Fiat Chrysler possa giungere al pareggio alla fine del 2018. L’arrivo del nuovo presidente Usa Donald Trump, stima Mediobanca, potrebbe riaprire scenari di alleanze e fusioni che sembravano ormai sfumati anche perché «il settore è sull’orlo di un cambio epocale da un punto di vista tecnologico», elemento che «potrebbe portare a una separazione tra i brand indirizzati al mercato di massa e quelli premium nel portafoglio». Ovvero si profila lo scorporo dei gioielli di Fca, Alfa Romeo e Maserati, sul modello di quanti già avvenuto per Ferrari, forse per piazzarli sul mercato. Goldman Sachs confida nella rivoluzione dell’offerta; meno utilitarie, più modelli premium che consentiranno di passare da un indebitamento di 4,7 miliardi ad un attivo di 3,2 miliardi nel 2018. Un piccolo “miracolo” che dipenderà dal successo del Suv e degli altri modelli Alfa che verranno assemblati a Mirafiori, risorta a nuova vita, e negli stabilimenti del gruppo.

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