Tribunale Civile di Milano accoglie ricorso Onida. Slitta il referendum
Tribunale Civile di Milano accetta il ricorso presentato dal costituzionalista Valerio Onida.(salvo ripensamenti dell’ultimora) L’accoglimento del ricorso porta a una ordinanza con la quale il tribunale rimanda alla Consulta la decisione sul possibile “spacchettamento” del quesito referendario. E la Corte costituzionale, salvo una irrituale e frettolosa auto-convocazione immediata, finisce per pronunciarsi in primavera. L’effetto immediato è lo slittamento della consultazione, tempo, quello che Renzi, secondo quanto trapela dai palazzi ed è riportato dal quotidiano La Stampa, potrebbe utilizzare per mettere mano alla legge elettorale, sì da allargare il fronte che sostiene il “sì”, e per mettere mano al partito con una apertura alla minoranza che potrebbe realizzarsi tramite una “reggenza” del partito affidata a due “vice”: un esponente dell’area renziana e uno della minoranza interna al Pd. ll grande imbroglio del governo, partito da lontano si sta concretizzando anche perchè il Presidente del Consiglio sfrutterà l’emergenza terremoto. Risulta, però, evidente, che il reale motivo della sospensione del referendum sia la paura di una cocente sconfitta del SI, ed in questo benedetta Consulta. Già in alcuni articoli avevamo largamente anticipazioni il precedente slittamento della consultazione e la modifica dell’Italicum, che si sono rivelate esatte. Sondaggi alla mano, Renzi si è reso conto che il NO è nettamente in vantaggio. Non dimentichiamo che per il segretario del PD aver visto Piazza del Popolo mezza vuota, luogo ove il partito ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori, è stato un colpo mortale. La manifestazione ha rappresentato il segno più tangibile del totale fallimento della impressionante campagna lanciata da Matteo Renzi in favore del SI. Così, non avendo più armi nella sua faretra, l’unica soluzione per il Premier è proprio quella di impedire le votazioni. E in questo potrebbe essere aiutato anche dal presidente Mattarella. Intanto l’On. Librandi ventila pubblicamente: “Sarebbe opportuno rinviare il referendum del 4 dicembre alla primavera del 2017, magari abbinandolo con il turno delle elezioni amministrative. In questo modo si potrebbero destinare alla ricostruzione i circa 300 milioni di euro necessari all’organizzazione del referendum”. Anche Pierluigi Castagnetti sostiene la necessità di rinviare ad altra data il referendum sulla riforma istituzionale a causa dell’emergenza terremoto. Questa la sua dichiarazione: “Ci sono tre regioni coinvolte, decine di migliaia di sfollati – ricorda uno dei fondatori dell’Ulivo, parlamentare Pd fino alla scorsa legislatura – non riesco a immaginare in quali luoghi si possa votare all’interno delle zone terremotate e con quali scrutatori”. Ora, con l’emergenza chi avrà mai cuore di schierarsi contro il diritto di voto di 100.000 persone?