Matteo Renzi rinvia il Referendum alla primavera 2017

Elezioni 2013 , comizio di Renzi a NapoliMatteo Renzi. ll grande imbroglio del governo sta per concretizzarsi. Il Presidente del Consiglio, rinvierà il referendum costituzionale del 4 dicembre alla primavera del prossimo anno. Il premier, infatti, attuerà il suo piano sfruttando l’emergenza del terremoto per giustificare lo slittamento del voto. Risulta, però, evidente, che il reale motivo della sospensione del referendum sia la paura di una cocente sconfitta del SI. Già in alcuni articoli avevamo largamente anticipazioni il precedente slittamento della consultazione e la modifica dell’Italicum, che si sono rivelate esatte.  Sondaggi alla mano, Renzi si è reso conto che il NO è nettamente in vantaggio. Non dimentichiamo che per il segretario del PD aver visto Piazza del Popolo mezza vuota, luogo ove il partito ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori, è stato un colpo mortale. La manifestazione ha rappresentato il segno più tangibile del totale fallimento della impressionante campagna lanciata da Matteo Renzi in favore del SI. Così, non avendo più armi nella sua faretra, l’unica soluzione per il Premier è proprio quella di impedire le votazioni. E in questo potrebbe essere aiutato anche dal presidente Mattarella. Intanto l’On. Librandi ventila pubblicamente: “Sarebbe opportuno rinviare il referendum del 4 dicembre alla primavera del 2017, magari abbinandolo con il turno delle elezioni amministrative. In questo modo si potrebbero destinare alla ricostruzione i circa 300 milioni di euro necessari all’organizzazione del referendum”. Anche Pierluigi Castagnetti sostiene la necessità di rinviare ad altra data il referendum sulla riforma istituzionale a causa dell’emergenza terremoto. Questa la sua dichiarazione: “Ci sono tre regioni coinvolte, decine di migliaia di sfollati – ricorda uno dei fondatori dell’Ulivo, parlamentare Pd fino alla scorsa legislatura – non riesco a immaginare in quali luoghi si possa votare all’interno delle zone terremotate e con quali scrutatori”. Ora, con l’emergenza chi avrà mai cuore di schierarsi contro il diritto di voto di 100.000 persone?

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