Il “cameriere” ha le ore contate. Ecco perchè Renzi non vincerà mai le elezioni
Il “cameriere” ha le ore contate. Si accavallano i sondaggi che parlano di un eventuale partito di Matteo Renzi al doppio dei voti del Pd. Detta così la “notizia” sembrerebbe un annuncio di trionfi. Invece seguendo Porta a Porta di Bruno Vespa, saltano all’occhio numeri disastrosi. Il segretario dem da solo prenderebbe il 21%, ciò che resterebbe del Pd il 12%. Tutto farebbe pensare che una scissione di maggioranza o di minoranza sarebbe una tragedia per chiunque, sia per chi la fa sia per chi la subisce. Ma i sondaggi, sicuramente fatti a opera d’arte da professionisti seri, hanno un sapore di artefatto. Perché, infatti, si rivolge ora questa domanda agli elettori Pd? Che cosa si vuole dimostrare con codesti numeri, modesti e perdenti? Si vuol mostrare che c’è una prevalenza di Renzi su tutti gli altri candidati alla segreteria del Partito democratico o alla candidatura a premier. Ripeto: pur essendo fatta in buona fede, questa campagna sembra una classica “disinformatia”. E come tutte le azioni tese a rovesciare un sentimento prevalente, si basa su basi immobili. L’opinione pubblica è, ed è stata di fronte, a un centro-sinistra stretto fra suicidio e fratricidio. Proviamo a rimettere le cose con i piedi a terra. Lo stato attuale del mondo che fa riferimento al Pd e alla sinistra, confinanti e spesso ostili, dice che Renzi può vedere smontate dai referendum tutte le sue “riforme”. Il primo referendum perso l’ha messo in campo il governo, il prossimo, quello sul Job act, il sindacato. Hanno fatto tutto da soli. centro-sinistra. I due referendum, il balletto sulle dimissioni di Renzi, il governo guidato dal suo amico più caro, l’arrogante fame di potere di Maria Elena Boschi, e di Luca Lotti non hanno fatto crescere nel pubblico più vasto una nuova ondata di simpatia per Renzi. Guardando ad altri leader del passato si può dire che su di lui si scarica l’intera rabbia sociale e che Renzi diventerà il capro espiatorio per punire tutta quanta la sinistra.
Accanto a Renzi resta, a bocce ferme, solo quell’area vasta del Pd che ha votato ‘Sì’, che generalmente è propensa a parteggiare per il segretario, che ha vissuto come un tradimento i comitati del ‘No’ e i festeggiamenti post-referendari. Un’area emotiva che non è tuttavia di proprietà dell’ex premier. Una parte di essa vivrà questa nuova sconfitta, figlia di una guerra fratricida, come un incoraggiamento a lasciare la politica o a lasciare la sinistra, un’altra, e cercherà soluzioni alternative a Renzi. Non che Renzi sia destinato a perdere le primarie, ma la sua non sarà una passeggiata se le opposizioni non gli faranno il regalo di personalizzare lo scontro e lo costringeranno a una battaglia sull’identità, sul sogno, sul futuro, sulla partito che rifiuta i leader prepotenti. Se questa area del centrosinistra capirà, come fra qualche mese capirà frequentando luoghi pubblici, che con l’attuale segretario Pd non vincerà mai più le elezioni, il consenso di Renzi non potrà che assottigliarsi. Fino a diventare magro, altro che i sondaggi che lo danno in testa col partito personale! Renzi è il classico “cane che annega che va bastonato”, secondo la terribile immagine maoista. La usiamo solo per dire che la percezione dell’ex premier ora, è quella di un uomo in difficoltà, che non ha un disegno, che ha fallito con l’unica idea che ha messo in campo, la rottamazione, che ha ben poco da rimproverare a Virginia Raggi e Luigi Di Maio avendo Boschi e Lotti. L’area non renziana, che comprende sia gli anti-renziani sia chi a Renzi riconosce alcuni meriti, dovrebbe ora cercare di porre il renzismo di fronte al progetto-Paese. Il «Renzi sì, Renzi no» giova a Renzi, ma giova anche a Grillo. All’ex premier può oggi essere diretta la frase di Nanni Moretti contro Fassino e company («con questi dirigenti non vinceremo mai») oltre che quella dello stesso Moretti a D’Alema: «Dì qualcosa di sinistra». Nanni Moretti non è in cima ai nostri pensieri, ma è un visionario geniale, basta pensare al film sul papa dimissionario. In questo caso dal profondo della memoria ci consegna due idee: che i leader perdenti producono altre sconfitte. Ed abbiamo espresso tutto.