Vogliono mettere il “bavaglio” al web: “E’ uno dei motori del populismo”. Ecco come

Vogliono imbavagliare il web. “In politica la post-verità è uno dei motori del populismo e una delle minacce alla nostra democrazia”. Per questo contro la diffusione delle false notizie serve una rete di organismi nazionali indipendenti, ma coordinata da Bruxelles e modellata sul sistema delle autorità per la tutela della concorrenza, capace di identificare le bufale online che danneggiano l’interesse pubblico, rimuoverle dal web e nel caso imporre sanzioni a chi le mette in circolazione. E’ la proposta rilanciata, in un’intervista al Financial Times, dal presidente dell’Autorità Antitrust Giovanni Pitruzzella per il quale “siamo a un crocevia: dobbiamo scegliere se lasciare internet così com’è, come un selvaggio West, o se ci servono regole adatte al cambiamento subito dalla comunicazione”. “Credo che ci si debba definire tali regole e questo à compito del settore pubblico” aggiunge Pitruzzella che riconosce come non si possa affidare ai soli social media la gestione del problema. “Le piattaforme come Facebook hanno dato grandi benefici alle persone e ai loro clienti e stanno facendo la loro parte nell’adottare politiche per modificare i loro algoritmi e ridurre questo fenomeno: ma non è compito dei privati controllare l’informazione. Questo è storicamente il lavoro dei pubblici poteri che devono garantire un’informazione corretta”. La gente – conclude il presidente dell’Antitrust – deve “continuare a usare una Rete libera e aperta” ma tutti trarranno beneficio da un “organismo terzo capace di intervenire rapidamente nel caso l’interesse pubblico venga danneggiato”. Per quanto riguarda le accuse al Movimento 5 Stelle di diffondere notizie inattendibili attraverso i loro blog, Pitruzzella non ha voluto prendere posizione: “Non so se questo sia vero”, ha affermato, “non voglio criticare nessuno e neppure i Cinque Stelle. Ma, se non si ci sono regole, sono in molti a poter sfruttare questa situazione”. Al di là della polemica, anche l’esecutivo si sta occupando concretamente di questo tema. Ma già emergono alcuni dissapori. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha proposto «la responsabilizzazione dei social network nel contrasto alla propaganda d’odio», chiedendo la «rimozione di quei contenuti che inneggiano a comportamenti violenti o a forme di discriminazione». In una lettera al Foglio, la replica del sottosegretario con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli che avverte: «I milioni di cittadini che tutti i giorni usano Facebook o Youtube sanno benissimo come funzionano Facebook o Youtube e non credo accetterebbero l’idea che qualcuno preventivamente decidesse cosa pubblicare e cosa censurare».

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