Risparmiatori sul lastrico. Lo Stato presenta il menù tossico di nuove Poste Spa

Risparmiatori sul lastrico. Dopo la parziale privatizzazione nel 2015, del 35% di Poste Spa sul mercato libero, con un incasso di 3,5 miliardi, ora, l’Italia deve tagliare il suo debito pubblico per non incappare nella rete delle procedure europee, e molti esponenti del governo, e del Tesoro in particolare, dal ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda al suo collega al Mef Pier Carlo Padoan, hanno indicato nell’accelerazione del percorso di privatizzazioni la via maestra. E nel menu delle vendite di Stato c’è la seconda tranche di Poste Italiane (un altro 30% da mettere sul mercato entro l’estate. Ma quest’ultima dismissione è destinata a rivoluzionare il mondo del risparmio postale. E già, perché depositi e titoli in seno a Poste Spa, una volta erano garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti, ma una volta privatizzata Poste Spa, chi garantirà i risparmi ed i titoli obbligazionari di nuova emissione? CDP, dunque, non sarà più in grado, e nemmeno i privati detentori del pacchetto di maggioranza (Bancoposta non è una banca), e i risparmiatori, in caso di default, non godrebbero il paracadute del Fondo Interbancario di Garanzia, e addio a sogni di gloria. Insomma, un altro pezzo di storia italiana rischia di diventare un fossile finanziario. Sopravvivono i titoli di Stato, almeno fino a quando potranno esser rimborsati. Ormai il debito pubblico è vicino al 140% del Pil, cioè 2.400 miliardi. Chiaro che la nuova versione di Poste Spa costringerà i clienti ad investimenti sempre più ad alto rischio, proprio come fanno le banche. Alcune crepe si aprono però in questo progetto. Se ne è fatto portavoce il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che in un’intervista, frena nettamente sulla vendita di un altra fetta della società delle lettere: “E’ un errore strategico, è la cassa dei risparmi”, sostiene. Giacomelli sottolinea di essersi mostrato cauto fin dall’inizio sulla privatizzazione della società guidata da Francesco Caio: “Poste è la società che garantisce circa un quarto del debito pubblico italiano”, scandisce. “E’ vero che si sta affermando anche nei servizi finanziari, ma ha anche il dovere di mantenere un suo radicamento sociale e gli obblighi del servizio universale”. Secondo il sottosegretario, una nuova tranche di vendita rischia di far prevalere “la stabilità del rendimento e questo si fa solo intervenendo sui settori di minore redditività, ma di maggiore utilità sociale. Mi riferisco alla rete di sportelli sul territorio, al recapito quotidiano, ai servizi locali e al personale”.

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