Italia all’età del bronzo. La 4° rivoluzione industriale ci seppellirà
Italia. I grandi “squali” manager, Prodi capofila, che hanno affossato la Lira, e spalancato le porte al cavallo di Troia Euro, ci hanno costretti ad esser subalterni alla corte teutonica, noi, padri costituenti dell’Europa. D’altronde, cosa c’era da attendersi di buono dall’ex manager Iri, ente fallito per le razzie perpetrate? E così, strada facendo, sotto l’ipocrita ombrello Euro, si è finiti nel “tritacarne” Monti, che ha finito di asfissiarci con quel poco di aria inquinata rimasta. E rammentate Berlusconi, che all’epoca possedeva una solida maggioranza? Esautorato. Colpa del rialzo famelico dello spread. Già, ma possibile che solo il 30% del debito italico in mani straniere, potesse giocare un ruolo così determinante? Fu un autentico capolavoro diabolico, un preciso disegno stilato da finanza internazionale, e multinazionali, scopo; saccheggiare il Bel Paese, al pari della Grecia, e creare una colonia. E così stanno terminando lo shopping low cost di imprese, e di rendere umilianti stipendi e salari, con buona pace dei sindacati. Ma c’è altro. Anche l’esodo sbarchi è gestito da remoto. Un’invasione di giovane manodopera pronta a qualsiasi sacrificio per un tozzo di pane, nella più totale precarietà e in feroce competizione con i nativi. Ciò finirà di sterilizzare quel poco di gioventù italica, che sempre con maggior difficoltà riesce ad usufruire di un mondo scolastico al passo coi tempi, ed inserirsi nel mondo del lavoro. Qui, però la vista dei nostri politici da strapazzo, non va al di là del proprio naso, giacché l’utilizzo, e l’integrazione totale di tecnologie digitali nei processi di fabbricazione dei beni fisici darà vita alla quarta rivoluzione industriale. È chiaro a tutti che decidere cosa sia una rivoluzione industriale è una questione complessa, anche dopo che questa è avvenuta, figuriamoci mentre sta avvenendo, o deve ancora avvenire. Infatti, le rivoluzioni precedenti, oltre a portare cambiamenti all’interno delle fabbriche e dei luoghi di lavoro, hanno avuto ripercussioni pesanti sul resto dell’organizzazione sociale. Ma nessuna linea è stata tracciata al riguardo, ciò fa del nostro paese un luogo vetusto rimasto all’epoca del bronzo. Un capolavoro che puzza dalla testa, cioè dal suo “mecenate” Prodi. Altro che Ulivo. Sarebbe d’uopo ricordarsene quando si andrà alle urne, se bontà loro, ci faranno votare.