Treno Hyperloop. Milano-Roma in 25 minuti. Addio voli aerei. In cambio energia gratis

Milano-Roma in 25 minuti. A compiere il tragitto a tempo record sarà Hyperloop, il treno che viaggerà a 1.200 chilometri orari. Il mirabolante e ambizioso progetto portato avanti in Italia da Gabriele Gresta, uno degli storici fondatori dell’incubatore milanese Digital Magics, «In realtà Hyperloop, rispetto ad autostrade e ferrovie ha un bassissimo impiego a terra, non taglia i territori – spiega Gresta – Noi a chi ha i terreni chiediamo solo un piccolo spazio per i piloni e in cambio possiamo dare elettricità e acqua». Ma che cos’è Hyperloop? È una capsula che si libra sospesa, all’interno di un tubo a bassa pressione. Tecnicamente è basato su tecnologie esistenti: la capsula viaggia all’interno di un tubo svuotato d’aria a 10 pascal, grazie a un meccanismo di lievitazione. Così come per un aereo in alta quota, la capsula incontra meno resistenza. L’aria rimanente di fronte al supertreno viene convogliata verso la parte posteriore del tubo utilizzando un compressore, il che consente di raggiungere velocità incredibili fino ad arrivare a 760 mph (1.200 km/h), con pochissimo consumo di energia elettrica. Il tubo verrebbe montato su piloni a un’altezza di circa 7 metri con un impianto di imbarco e di sbarco nelle stazioni. Un progetto che si propone di ribaltare completamente il ruolo dei trasporti nella vita pubblica: «Vogliamo implementare anche un sistema integrato di auto che si guidano da sole da casa alla stazione e ne stiamo già discutendo con colossi come Google che le hanno già sviluppate». Un mezzo avveniristico che mette in primo piano sostenibilità e sicurezza: «Hyperloop è sostenibile perché in grado di generare elettricità maggiore di quella consumata, – prosegue – che quindi potremo vendere; il cemento dei piloni, inoltre, sarà in grado di pulire l’aria, il sistema sarà poi dotato di pannelli solari e l’aria che si muoverà all’interno del tubo potrà generare elettricità». I fondatori ne esaltano anche la sicurezza: «Le capsule viaggeranno all’interno di un tubo, avulse da problemi atmosferici, presenza di altri mezzi, animali e addirittura al sicuro da attacchi terroristici, grazie a un sistema di rilevazione e sicurezza attivo e passivo, che controlla i tubi internamente ed esternamente. I piloni, inoltre, sono a prova di terremoto».

Il primo treno, sperimentale, verrà costruito in California, nel territorio di Quay Valley sulla 5, a nord di Los Angeles. Un luogo in cui si sta sviluppando un progetto di città sostenibile, con zoo, parchi a tema, case a impatto zero, a energia rinnovabile. I lavori per la costruzione del treno 3.0 sono partiti nel 2016 e l’inaugurazione avverrà l’anno prossimo, quando in Italia invece, si andrà forse a votare per la solita politica cieca e inconcludente. Ma i costi? Dai 9 ai 16 miliardi, nelle previsioni dei manager. Circa un settimo della spesa pianificata per la tratta alta velocità San Francisco – Los Angeles, oggi in costruzione, più lenta del nostro Frecciarossa. Incredibile anche la modalità di sviluppo del mega progetto: «Un anno e mezzo fa il fondatore di Tesla Elon Musk, l’imprenditore dai mille piani. Il fondatore di PayPal, Tesla Motors e SpaceX condivide con il curatore di TED Chris Anderson dettagli su progetti visionari che comprendono un’auto elettrica per il grande pubblico, un’azienda di noleggio di energia solare e un veicolo spaziale riutilizzabile. Ha sdoganato il primo documento ufficiale in cui mostrava al mondo provocatoriamente, contro il sistema di treno ad alta velocità americano, la sua idea di trasporto super rapido». Dirk Ahlborn e Gabriele Gresta hanno sposato l’idea e l’hanno pubblicata sulla loro piattaforma di crowdsourcing Jumpstartfund, in cui la community può partecipare alle idee pubblicate in cambio di quote societarie. Oggi sono oltre 300 gli ingegneri di tutto il mondo che lavorano in colossi come Google, Cisco o il Mit, ad aver costituito il team diffuso di Hyperloop. Non solo: l’attuale società diffusa si sta preparando per la quotazione al Nasdaq: «Ma l’Ipo – conclude Gresta – può significare Nasdaq ma anche offerta pubblica. Abbiamo ricevuto segnali di interesse da diverse parti del mondo e abbiamo già tra gli sponsor molte tra le maggiori multinazionali globali». L’azienda vuole coinvolgere imprese, designer ed eccellenze italiane tramite partnership. Intanto l’Italia dei governi inconcludenti, l’ultimo targato Renzi, dalla facile elargizione di oboli, che molti non hanno mai visto, si gioca da anni miliardi di euro sui derivati, cioè scommesse, fino al 2062. Soldi che se impiegati nella ricerca frutterebbero molto ma molto di più, sia sotto il profilo dell’immagine Paese che in quello di una realtà futuribile, non ricca di sogni ma di solide realtà.

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