Ue impone un nuovo piano, Mps costretta a dimezzarsi. Paura per correntisti e dipendenti
La Ue impone a Mps di dimezzarsi con un nuovo piano industriale. Lacrime e sangue anche per Verona e Vicenza. Su Montepaschi si sta ancora giocando la partita tra Bce e la Commissione di Bruxelles per il via libera all’aumento di capitale da 6,6 miliardi garantito dallo Stato che diverrebbe il principale azionista col 70% del capitale. Ma l’Antitrust UE ha chiesto, intanto, un nuovo piano industriale, che dovrà prevedere, rispetto al precedente, altri pesanti tagli. Il piano precedente prevedeva per il triennio 2017-2019 la necessità di sforbiciare il personale per 2.600 unità e la chiusura di 500 filiali, in modo da portare la redditività all’11% nel 2019. Ma il piano elaborato dall’Ad, Marco Morelli, era stato pianificato affinché gli investitori comprassero le azioni per la ricapitalizzazione necessaria, finita poi nel flop. Ed ora Bruxelles chiede nuove e drastiche riduzioni di personale e filiali, oltre che attivi, attraverso cessioni, fino a giungere a dimezzare la banca. Certamente per renderla meno rischiosa, ma al tempo stesso privandola della possibilità di generare reddito, e quindi di poter trovare entro 2-3 anni soci privati disposti ad acquisire le azioni in mano allo Stato. Nel frattempo, Bruxelles ha bocciato la proposta della banca su possibili incentivi al personale. Infatti, i salvataggi bancari pubblici prevedono un tetto massimo di 500 mila euro all’anno per l’alta dirigenza. Tra l’altro, per il piano industriale Mps è previsto che l’istituto collochi sul mercato 27 miliardi di crediti in sofferenza, entro il 2017. La discussione sul nuovo progetto andrà avanti, probabilmente, fino al aprile, e nel frattempo le carte potrebbero di nuovo essere mischiate. Banco vince, banco perde? Intanto, sul fronte BPVI- Veneto Banca lo Stato potrebbe ritrovarsi a dover ricapitalizzare per 4-5 miliardi, ed a ritrovarsi ad avere la maggioranza nelle due banche, anche perché, secondo indiscrezioni, i soci di Atlante non avrebbero alcuna intenzione di mettere mano al portafoglio. E sempre sul fronte bancario italiano, si è in attesa di conoscere quali e quanti nuovi soci di peso saranno entrati in Unicredit, dopo l’aumento di capitale da 13 miliardi, andato a buon fine. Sul fronte estero, invece, c’è da segnalare l’ingresso dei cinesi di Hna con il 3,04% nella Deutsche Bank, che ne diventa il 4° azionista (il 1° è Black RocK con il 6,07%, mentre Services Holding e Fondi sovrani del Qatar, detengono il 3,05% cadauno. L’investimento cinese, ai prezzi di mercato vale circa 750 milioni di euro.