Sette giorni per un ricovero: Odissea 2016 nei Pronto Soccorso

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pronto_soccorso_fg-k8f-1280x960produzioneSette giorni per un ricovero, e 120 m per visita in codice giallo. Un’Italia dei servizi di emergenza sanitaria che marcia ancora a tre velocità con strutture del Sud che arrancano, alcune Regioni in progress e altre teste di serie grazie a una rete organizzata. Un’Italia, dove all’interno di una stessa Regione si possono trovare differenze spesso sostanziali di organizzazione del servizio in base alla complessità del servizio, Pronto soccorso, Dea di I o Dea di II livello. Tutte conseguenze di un’organizzazione dei servizi di emergenza non ancora standardizzata sul territorio nazionale. E con ancora tante criticità: lunghi tempi di attesa, spazi ridotti, dotazioni scarse e sovraffollamento, una insufficiente attenzione al dolore e alla comunicazione con i pazienti. È uno scenario disomogeneo quello che consegna il Rapporto “Lo stato di salute dei Pronto soccorso italiani – Quali eccellenze e cosa migliorare nei servizi di emergenza” del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva e della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza di Simeu presentato questa mattina a Roma. Un monitoraggio attento dei Servizi di emergenza che punta a individuare le difficoltà di pazienti e degli operatori sanitari. Ma anche ad offrire indicazioni contenute nella “Carta dei Diritti al Pronto Soccorso”. Otto punti su cui è necessario intervenire con urgenza: diritto alla presa in carico; diritto alla dignità personale; diritto alla continuità dei percorsi di cura; diritto alla prevenzione delle emergenze evitabili; diritto all’informazione; diritto alla competenza; diritto alle sei ore, diritto all’attuazione della Carta dei diritti al Pronto soccorso.

Il Rapporto è soprattutto il frutto di operazione congiunta tra le due Associazioni, nata dalla consapevolezza che, come hanno sottolineato cittadini e camici bianchi: “il Pronto soccorso, aperto 365 giorni all’anno e 24 ore su 24, per problemi non solo sanitari ma sempre più spesso anche sociali è un bene comune, sia di chi vi si rivolge in cerca di cure sia di chi ci lavora per rispondere alla richieste di salute. E quindi tutelarlo e migliorarlo è un diritto-dovere di tutti, istituzioni, pazienti e operatori sanitari”. “È di fondamentale importanza – ha sostenuto Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeu – che medici, infermieri e pazienti con i loro familiari si sentano dalla stessa parte nella tutela e nella promozione dei servizi del Servizio sanitario nazionale a partire proprio dall’emergenza, per il rafforzamento di una responsabilità collettiva verso il bene pubblico e di un forte senso di cittadinanza comune: questo è il significato ultimo del monitoraggio e della Carta dei diritti che abbiamo condiviso con il Tdm.“

“Il Pronto Soccorso – ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva – rappresenta per i cittadini un punto di riferimento irrinunciabile e nel quale nutrono fiducia. È necessario però investirci e migliorarlo per renderlo più accessibile e umano. Si inizi adottando in tutte le strutture la Carta dei Diritti al Pronto Soccorso e rispettando le leggi: va infatti garantita in tutti i PS l’attivazione di letti di Osservazione Breve Intensiva previsti dal Decreto 70 del 2015 sugli standard ospedalieri, ancora oggi non disponibili in tutti gli ospedali. C’è bisogno di una migliore e più trasparente gestione dei posti letto per evitare affollamenti, il sovraccarico del personale e garantire la dignità delle persone. È grave infatti che solo il 45% dei Dea I livello abbia conoscenza in tempo reale dei posti letto disponibili nei reparti di tutta la struttura. Chiediamo che la presenza del familiare sia un diritto e non un favore da chiedere di volta in volta. E infine – ha aggiunto – si lavori ancora sui fondamentali che oggi scontati non sono: sapone, carta igienica, bagni separati e per le persone con disabilità, barriere sensoriali, informazione al paziente e ai suoi familiari, rispetto della riservatezza e della privacy, attenzione al dolore e alla sofferenza” Una vera odissea di sette giorni e 120 m. Povera italia.

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