Marchetta Renzi: meno controlli fiscali dal 2017. Caccia al Sì

padoan-renzi-1Ancora la lunga mano della marchetta Renziana sull’imminente Referendum. Dopo il roboante annuncio della chiusura di Equitalia, rimpiazzata però, dall’Agenzia delle Entrate, dai maggiori poteri investigativi, ed esecutivi; e by-passato il concorso pubblico per l’ex personale, con una normativa anti costituzionale (ecco perché al momento sarebbe opportuno non accettare la rottamazione), il Nostro indossa addirittura i panni di Babbo Natale. L’ultima boutade la si ritrova nell’Atto di indirizzo triennale (2017-2019) pubblicato lo scorso 19 novembre,dal ministro Padoan. Vi è scritto: «Particolare attenzione dovrà essere prestata alla predisposizione ed attuazione di una strategia di gestione della compliance per migliorare i risultati ottenuti in termini di gettito, attraverso un aumento dell’adempimento spontaneo e la riduzione dell’invasività dei controlli nei confronti di soggetti considerati a basso rischio. A tale scopo, si rafforzerà il rapporto fiduciario con i contribuenti complaint, puntando sulla facilitazione degli adempimenti tributari e la crescente qualificazione dei servizi erogati, anche con la finalità di favorire una maggiore competitività delle imprese italiane, nonché l’attrattività degli investimenti in Italia per le imprese estere che intendono operare nel territorio nazionale.”

L’atto di indirizzo triennale individua tre strumenti per migliorare il rapporto fisco-contribuente, avviare entrambe le parti verso un’era di collaborazione (compliance secondo la nuova terminologia) per promuovere il pagamento spontaneo delle imposte. Con una mano il fisco dà, con l’altra prende. Difatti, sempre nell’Atto di indirizzo, si legge che, contro gli impenitenti dell’evasione fiscale, si userà il pugno duro: si potenzieranno gli strumenti per la prevenzione e il contrasto degli illeciti in materia tributaria ed extra-tributaria, attraverso una politica dei controlli basata sulla gestione informatizzata del rischio per migliorare l’efficacia dei controlli degli organi preposti a tale compito. Parte essenziale di questa strategia sarà l’utilizzo efficiente delle banche dati, la cui interoperabilità sarà potenziata. Saranno potenziate le sinergie operative con altre Autorità pubbliche nazionali, europee e internazionali, rafforzando lo scambio di informazioni e gli strumenti di cooperazione internazionale. Tale rafforzamento avrà come obiettivi principali da un lato quello di pervenire ad una tempestiva conclusione delle procedure amichevoli con le autorità competenti di altri Stati e dall’altro un più incisivo contrasto alle frodi fiscali, quali ad esempio le frodi carosello nel settore dell’IVA intracomunitaria e alle frodi in materia di accise. Nell’ottica di rafforzare il rapporto fiduciario tra contribuenti e Amministrazione, si presterà massima attenzione alle segnalazioni dei cittadini e si fornirà una proficua collaborazione ai Garanti del contribuente. Il finale dell’Atto del Mef sarebbe dunque il seguente: meno controlli fiscali sul contribuente medio e più compliance, stop agli studi di settore e accelerazione della fattura elettronica come mezzo per contrastare l’evasione fiscale; maggior peso agli strumenti di conciliazione preventiva del contenzioso fiscale per evitare cause inutili e costose per entrambe le parti.

Morale: di vera riforma non se ne parla, solo rattoppi. Per contrastare veramente l’evasione basterebbe copiare il modello anglosassone, ove tutti possono scaricare ogni spesa, eccetto i contributi già pagati. Significa che ogni cittadino è in grado di controllare l’altro, dacché ne avrebbe convenienza. Infatti, negli Usa e Gran Bretagna, l’evasione viaggia tra il 3-4% del Pil, mentre nel Bel Paese, siamo oltre il 20%, a tenerci stretti. Renzi dice di voler snellire la burocrazia con la riforma costituzionale. Perché, al contrario non ha iniziato da una efficiente riforma fiscale? Ma le amiche banche la vorrebbero mai?

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