Bnl, Unicredit, Intesa indagate dall’Antitrust. “Bomba” derivati per Deutsche Bank
Bnl, Unicredit ed Intesa indagate dall’Antitrust. Banche italiane seppellite sotto un macigno di oltre 200 mila miliardi di crediti deteriorati lordi, 4 volte di più rispetto alla media UE, ma meno esposte rispetto ai detenuti dalle banche europee, prima in classifica per detenzione, la Deutsche Bank, che ne ha nel ventre molle oltre 48 miliardi.
E se si considera che tutto il sistema bancario italiano, alla fine con gli stanziamenti messi a fronte delle sofferenze lorde, tocca i 45 mld di perdite, che sono da ricapitalizzare, ben si comprende come la banca tedesca, da sola, rappresenti una mina vagante nel panorama europeo. E scendiamo nei dettagli: Secondo il rapporto 2016 “.
Dati cumulativi delle principali banche internazionali” di R&S Mediobanca, nel 2015; la percentuale di sofferenze nette sul totale dei9 crediti delle banche italiane era al 2% contro un livello medio europeo del 2%. In Germania all’1% , Spagna 2%, Gran Bretagna 1,5%, Francia 1,7%. Di contro, per quanto riguarda i derivati le italiane sono al 9,3% del totale attivo, contro il 18,2% della media europea, ed il 27,7% della Germania.
Nel frattempo, alcune banche nostrane tentano di lucrare sull’anatocismo (i tassi sui tassi) vietati per legge sui trimestrali, ma validi sull’intero anno, solo se c’è autorizzazione da parte del cliente, altrimenti gli interessi cumulati nell’anno possono essere pagati entro 60 giorni.
In particolare Bnl, Unicredit ed Intesa, hanno spinto e spingerebbero la clientela a dare sottoscrizione all’addebito, perché in tal modo possono lucrare sulla ricapitalizzazione degli interessi. E così, dopo innumerevoli segnalazioni, l’Antitrust, ha deciso di intervenire, aprendo tre istruttorie contro le 3 banche sopra citate, sospettate di aver posto in essere condotte in violazione del codice del consumo in relazione alla pratica dell’anatocismo bancario.
Intanto, le associazioni dei consumatori plaudono. Codacons sostiene che l’anatocismo “costi mediamente agli italiani circa 2 miliardi all’anno”, mentre l’Adusbef picchia duro, e chiede che le somme indebitamente richieste ai clienti tra il 1 Gennaio 2014, e il Settembre 2016, vengano restituite. “ Considerando gli impieghi, scrive l’associazione, si tratta di una cifra che varia tra i 6,7-7,8 miliardi di euro”.