Decolla l’utile Unicredit ma a scapito della clientela. Ecco perché
Decolla l’utile Unicredit, ma a scapito della clientela. Infatti, l’amministratore delegato francese, Jean Pierre Mustier, ha portato a termine un aumento di capitale da 13 miliardi, ha ceduto alcuni asset non ritenuti necessari, mentre ha usato machete e bisturi per far ripartire la banca, e ciò a scapito soprattutto dei fedeli della banca. Ma mica siamo in chiesa.
editoriale, di Roberto Casalena
Dunque, nel terzo trimestre 2017 l’istituto di credito chiude con guadagni netti per 2,820 miliardi di euro, più che sestuplicati rispetto ai 447 milioni dello stesso periodo del 2016. Nei nove mesi di quest’anno l’utile netto è stato di 4,67 miliardi, contro l’1,16 mld dell’anno scorso. Il Cet 1 è atteso oltre il 13,5% a fine settembre di quest’anno. Poi, ci sono voci di corridoio che si rincorrono che vedrebbero Unicredit interessato alla Commerzbank, anche se c’è chi sostiene che la notizia sia una bufala. Ma le mozzarelle di bufala sono molto buone ed appetitose. Dunque, ci si chiede, a Mustier l’affare fa gola? Fatto è, comunque, che tra tagli di agenzie e ridimensionamento delle strutture, oltre che sforbiciate al personale, ed apertura degli sportelli cassa fino all’1,30, a rimetterci è sicuramente il cliente, che ora si ritrova di fronte a code estenuanti agli sportelli. Poi c’è anche personale di cassa , che intanto l’orario lo deve rispettare, che non curante delle file attende i comodi di qualcuno che riempie moduli su moduli, senza averli compilati prima, e così uno sportello cassa rischia di rimanere bloccato per 45 minuti ed oltre , mentre la gente sbuffa, ma non protesta. E la clientela, come le pecore se ne sta silente nell’ovile , senza provare almeno a cambiare banca.
Poi c’è l’ufficio stampa , ben nutrito di personale , che è stato capace anche di trasmettere i dati del bilancio preventivo del terzo trimestre senza che il CdA li avesse approvati , ma non posiziona una riga su quali siano le reali sofferenze della banca , che secondo voci solitamente bene informate, si assesterebbero oltre i 60 miliardi. Così il Cda, in fretta e furia si è dovuto riunire la mattina del giorno dopo la diffusione della notizia del bilancio, per riparare i danni, ed approvare i dati. Ufficio stampa fantozziano? Una sforbiciata anche qui per diminuire i costi? Ma che vai a toccare i troppo spesso imbucati dai vertici precedenti della banca? Meglio prendersela con la clientela, sempre più disorientata e frastornata. Inoltre, non si sa quante siano le cause in atto per i tassi usurai applicati, e quale sia l’eventuale importo globale.
La realtà è che alla guida di Unicredit c’è un francese, messo lì , non a caso, da coloro che possiedono pacchetti sostanziosi di titoli, e che messi insieme controllano la banca, stranieri, che se ne fregano dei tagli del personale, di chiusura di agenzie ed altro. L’importante è che il titolo cresca di valore e che, altresì, l’utile cresca, mentre “ i bamboccioni italici” restano nel recinto.
Conclusione. Non è tutto oro ciò che luccica. A volte il troppo bagliore acceca. Infatti, se da una parte l’utile cresce, questo si trova a cozzare con una montagna di sofferenze, per cui una buona fetta del profitto rischia di essere stornata ad ammortamento. Per cui si potrebbe presupporre che l’utile da distribuire non sarà , poi, così eclatante.