Se non si hanno soldi il brevetto in Italia ed estero è solo un sogno

La concessione del brevetto riconosce al titolare, come è noto, la “paternità” dell’invenzione attestando che è lui ad aver risolto un problema tecnico in modo nuovo ed originale con modalità atte ad uno sfruttamento economico del trovato.

di Vincenzo Falcucci, rivista scientifica Ingegni&Congegni

La concessione del brevetto presuppone quindi una indagine accurata sullo stato della tecnica precedente al trovato per veri care se il problema tecnico che ne è l’oggetto fosse stato già risolto o se le precedenti soluzioni sono state superate in modo originale ed innovativo dal trovato in esame. Bisogna accertare in sintesi, con un richiamo non troppo temerario alla biologia, che il DNA del trovato corrisponda a quello dell’inventore. Paternità appunto, sia per l’inventrice che per l’inventore, e non maternità, in quanto la certezza si raggiunge solo dopo accertamenti approfonditi ancora suscettibili, in alcuni casi, di veri ca giudiziaria.

Il brevetto conferisce ai titolari il diritto morale di essere riconosciuti autori e quindi, per continuare il riferimento alla biologia, genitori, anche se poi ne seguirà una cessione per meglio facilitarne l’attuazione. Temerariamente continuando, sperando di aver così meglio reso il concetto, come un successivo andamento o adozione della prole per meglio permettere la sua educazione e darle le migliori possibilità di riuscita.

La cessione dei diritti di sfruttamento economico di un brevetto se a prima vista sembrerebbe realizzare infatti un ritorno economico per l’inventore in realtà permette all’invenzione di essere messa sul mercato e concretizzare quindi le sue intrinseche funzionalità: un miglioramento della vita della collettività, fatto che non avverrebbe se l’inventore la tenesse chiusa in casa.

La protezione dei diritti dell’inventore è stata via via riconosciuta ed assicurata cominciando dalle prime patenti per poi continuare in una serie di convenzioni ed accordi internazionali rati cati e codi cati dalle speci – che codi cazioni degli Stati che vi hanno aderito e che riconoscono una sua protezione ventennale.

Tale protezione si attua in concreto, in estrema sintesi, con l’iniziale registrazione della domanda di brevetto in uno Stato, dove l’inventore ha protezione n dalla proposizione della medesima, con la facoltà di estenderla con procedure e tempi codificati, in altri Stati. Se detta estensione non viene e effettuata il ritrovato rimarrà protetto solo nello Stato o negli Stati dove la registrazione è stata effettuata.

L’estensione del brevetto in altri Stati ha però un costo iniziale e annuale per “tasse” che il titolare del brevetto deve corrispondere puntualmente ad ogni scadenza pena la decadenza della operatività della protezione.

Tali costi si traducono però in un onere economico che il medio piccolo inventore il più delle volte non è grado di sopportare, specialmente nei casi di estensione del brevetto in altri Stati oltre quello di origine, con la conseguenza che non potendo far fronte al pagamento delle tasse annuali vedrà decadere il proprio brevetto che diverrà cosi liberamente utilizzabile da chiunque ne sia interessato anche prima della sua scadenza ventennale. L’Associazione Nazionale degli Inventori A.N.D.I. , che dal 1947 opera a tutela dei diritti e degli interessi dei piccoli e medi inventori, è da sempre cosciente di questo problema per aver visto, nel corso di questi anni, migliaia di piccoli e medi inventori spogliati dei diritti sui propri brevetti a causa della loro intervenuta decadenza per una oggettiva impossibilità di far fronte alle spese per la tassa annuale in uno o più Stati. Decadenza spesso evitata, per mantenere almeno il diritto morale, svendendo i diritti di sfruttamento del brevetto a grosse società o imprenditori, che avendo i mezzi, si sarebbero poi arricchiti con esso.

L’A.N.D.I. propone risolvere questo problema nell’unico modo possibile quello cioè di modi care convenzioni ed accordi internazionali e quindi le legislazioni nazionali rifacendosi proprio al concetto di brevetto come paternità sul ritrovato. La paternità per esistere non può essere condizionata dal pagamento di una tassa, c’è o non c’è, e quindi al momento della concessione del brevetto nello Stato ove la domanda è stata proposta il brevetto dovrà essere riconosciuto valido e protetto, per la sua durata ventennale, in tutto il mondo senza bisogno di estensioni e relativi pagamenti- Ovvia l’obiezione che così si priverebbero gli Stati delle entrate, cospicue, derivanti dal pagamento delle tasse annuali per le intervenute estensioni. Tale peri-colo non esisterebbe solo se si capovolgesse il sistema l’inventore pagherà le tasse, anche arretrate, nel momento in cui direttamente o indirettamente ( a seguito di cessione dei diritti) avviasse lo sfruttamento economico del brevetto nello Stato, sia producendo che commerciando il trovato. Lo Stato interessato quindi non subirebbe alcuna perdita economica: infatti nulla avrebbe percepito se l’inventore non vi avesse attuato l’estensione e percepirebbe tutto dal momento in cui il trovato fosse prodotto o commercializzato nel suo territorio. I piccoli e medi inventori sarebbero protetti, e, senza l’incubo di immediati oneri economici, sarebbero incentivati a procedere sulla strada dell’innovazione con aumento della possibilità di creare nuovi posti di lavoro e bene ci per l’economia del proprio paese.

I tecnici dell’A.N.D.I. stanno elaborando una proposta per la realizzazione di questa proposta (bastano poche modi che all’attuale normativa che manterrebbe quasi totalmente il proprio impianto originario) da discutere e lanciare assieme alle omologhe associazioni di inventori con cui è in contatto e che incontrerà a Taiwan dal 18 al 21 settembre 2014 in occasione dell’INST di Taipei, era internazionale delle invenzioni.

Planet Patent – Editoriale Avv. Vincenzo Falcucci su rivista scientifica Ingegni&Congegni n.13

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