Ping-pong dei veleni tra Raggi e Giachetti al TG3
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Ping-pong dei veleni al TG3 tra Raggi e Giachetti. Dettate le regole d’ingaggio, solite ripicche, banalità, nulla di nuovo ed entusiasmante nel caffè post lauto pasto domenicale. I due candidati alla poltrona di sindaco di Roma, si sono affrontati, in vista del ballottaggio, corpo a corpo, vis a vis, a «In mezz’ora» versione SuperSunday, format condotto dalla, per una volta imparziale, Lucia Annunziata. Il confronto è giunto, dopo la vergognosa escalation dei toni, stile vecchia politica, degli scorsi giorni, ed è immancabilmente proseguito, quasi se ne avvertisse il bisogno, sugli scranni del TG3. In apertura, Giachetti ha sostenuto che la candidata pentastellata «non è adeguata» e non avrebbe l’esperienza per guidare Roma. Virginia Raggi ha ribattuto: «Giachetti ha avuto il momento di massima onestà quando qualche mese fa disse di non avere le qualità per guidare Roma. Poi ha cambiato idea, forse dopo aver ricevuto una telefonata». E ancora: «Mi spaventa che possa guidare Roma dopo tutto quello che abbiamo visto nella città di Roma con il Pd al potere». «Virginia Raggi ha l’appoggio di Alemanno che ha lasciato la città nella situazione che tutti conosciamo» attacca Roberto Giachetti. «Che sia Giachetti a dire queste cose è singolare, visto che lui è del Pd che governa con Verdini, ha l’appoggio di Marchini, Bertolaso e Berlusconi» replica Virginia Raggi, «qui a Roma fanno il patto del Nazareno all’amatriciana».
Olimpiade 2024
Poi ecco lo squallido ping-pong su Roma 2024. L’affare candidatura è puro comodo, e affatto da prendere in considerazione: il CIO mai darà investitura alla città eterna, all’estero ci snobbano, e nessuno ha intenzione di venire qui ad investire capitali. «Quando vado in giro per la città i romani mi chiedono degli autobus, non delle Olimpiadi. Il dibattito si sta polarizzando sulle Olimpiadi per evitare di affrontare le priorità che sono trasporti, decoro e Ama» ha detto la Raggi, «le Olimpiadi possono portare sviluppo, è chiaro, ma le priorità sono altre. E’ triste che si utilizzino i Giochi olimpici per parlare di Giochi del Mattone. Pensare che per risollevare la città da vent’anni di disastro causato dalle amministrazioni di centrosinistra con i grandi eventi significa rinunciare al buon governo». E infine, rispondendo all’Annunziata: «E’ un no per il momento». Giachetti: «Il no non è per il momento ma è un no. Ci sono dubbi, è evidente. Pensare alle Olimpiadi del 2024 non significa non pensare a Roma adesso. Noi vogliamo rimettere in piedi la città. Però pensare alle Olimpiadi vuol dire sognare. Il Cio ha detto che vanno utilizzate le strutture che già ci sono, riammodernate. Noi già abbiamo il 70% delle strutture e quelle vogliamo utilizzare per lasciarle alla città. Penso al Villaggio di Tor Vergata, che poi potrà essere utilizzato per ospitare i parenti dei malati del Policlinico». La replica della Raggi:«Se vogliamo manutenere gli impianti, allora ricordo che ci sono 160 impianti comunali che cadono a pezzi. Le manutenzioni vanno fatte comunque e a prescindere dalle Olimpiadi. Se noi colleghiamo quelle manutenzioni alla candidatura, vuol dire che se Roma non ottiene i Giochi quelle manutenzioni non si fanno. Vogliamo fare un nuovo Villaggio, ma a Roma ci sono 100 mila case sfitte». Ping-pong.
«L’azienda è al 50,1% di proprietà del Comune e il Comune come azionista di maggioranza deve esercitare il proprio ruolo. Il referendum ha detto che l’acqua deve essere pubblica. Invece Acea produce utili sull’acqua che dovrebbe essere pubblica, ma dovrebbe essere resa più efficiente la rete idrica. I profitti dell’acqua vanno reinvestiti sul servizio idrico» ha detto Virginia Raggi, «mentre sulle partecipate, che sono circa 80, abbiamo un programma di riorganizzazione, che non vuol dire licenziamenti. C’è una società che si chiama Cif, Centro ingrosso fiori, che in nove anni non ha mai venduto un fiore, però ha pagato stipendi e incarichi». Giachetti: «Il Cif non doveva vendere fiori, ma trovare una sede al mercato d’ingrosso. Detto questo, su Acea non ho posizioni ideologiche. Io voglio convocare l’amministratore delegato e chiedergli un piano di potenziamento di illuminazione pubblica. Atac va risanata, ma quando il direttore generale ha portato le carte in tribunale, ho sentito solo la mia voce di appoggio alla sua iniziativa. L’Ama sta cambiando, ma deve ancora cambiare molto». La controreplica della Raggi: «Per noi Ama, Atac e le altre aziende comunali devono essere risanate ma restando pubbliche. E visto che i contratti di servizio nel 2019 vanno messi a gara, noi vogliamo risanare sia Ama, sia Atac per renderle competitive». Giachetti: «Io non ho mai detto di voler privatizzare Atac, voglio risanarla salvaguardando anche i lavoratori».
La prima delibera
Virginia Raggi: «Sarà per avviare un audit sull’immenso debito pubblico di Roma. Ogni anno i romani pagano 250 milioni di euro per quel debito che non hanno fatto loro, bisogna capire bene come si arriva a queste cifre. Vogliamo capire se i romani possono non pagare o comunque vogliamo ricontrattare i debiti. Il costo del denaro è ormai a zero, non si capisce perché i romani devono pagare interessi altissimi». Roberto Giachetti: «Tre delibere: autobus gratis per gli over 70 e sconto del 50% per i giovani; 150 nuovi autobus subito in strada; e poi una squadra di pronto intervento buche».
In consuntivo, per rimanere al tema sportivo, a scalare la classifica è Virginia Raggi in virtù di una maggior verve, e determinazione mostrate, al cospetto di un Giachetti semi-addormentato. A nostro avviso però, il gap tra una nuova politica di cultura e bon ton, e le gazzarre da vecchie comari, è tuttora incolmabile. I reali vincitori, signore e signori, sono stati noia e deja vu. Ecco forse emergere un dato in più, per cui metà degli aventi diritto, diserta il voto e le urne. Il ping-pong dei veleni prosegue nei prossimi giorni, vinca il migliore