Politicanti prostitute, nessun politico: arrivano i nuovi Galli
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Politicanti e nessun politico spacciano l’orale, ovvero la malattia dell’estraneità dalle regole sociali. Sono solo l’Io di rappresentanza. Politicanti balbuzienti visibilmente invisibili, si prostituiscono al pubblico. A nostra memoria il nosense delle polemiche è un plebiscito contro il buongusto.
Brenno Grillo questa volta scenderà a Roma a sobillare l’animus pugnandi, a conquista della capitale? Il Campidoglio e le oche a perenne guardia starnazzeranno al gaudio, o a pericoli imminenti? E già, dopo anni di misfatti, la plebaglia capitolina vorrebbe riappropriarsi della città svilita ed umiliata. Anche a Torino la spada di Brenno squarcerà l’aere?
I sottogovernanti in mutande arrancano sul colle, magneti di abbuffate mangiatoie. Roma testimonia eclatante, tra strade e marciapiedi dissestati, spazzatura e topi, nel traffico fuori controllo, e mezzi pubblici da officina. Questa gentaglia ha alienato, e alimentato la tirannia delle plebi, rei non confessi di gravi guasti. Ecco perché la condottiera ha umiliato i senatori, vincerà. Fantasmatici voteranno per dare un senso a cosa? All’urna elettorale di pianto. Roma anfiteatro della messa in scena della tragedia. Orde di genti italiche sempre più deluse e pronte all’atto di trionfo, brandendo elemosine da 80 euro, trasparenza, onestà, malaffare, inciuci.
Poi, l’esibirsi, esibirsi di qui l’assente visto da occhi bendati, quanto una sfida alla celebrazione di un seducente latino maccheronico: Mattarellum, Porcellum, Consultellum, Italicum. Ma non il lustro espressivo italicum acetum (“aceto italico”), il carattere astuto, mordace e pronto a sdrammatizzare, sebbene lasci velato amaro in bocca: la satira. La tradizione romana tramanda che Marco Furio Camillo, venuto a conoscenza della richiesta di riscatto, tornò velocemente a Roma per affrontare di persona Brenno. Una volta giunto alle bilance gettò anch’egli la propria spada sui piatti, così da compensare il peso della spada del barbaro. Quindi gli si rivolse dicendo: “Non auro, sed ferro, recuperanda est Patria”, ossia: “Non con l’oro si riscatta la Patria, ma con il ferro”. Il classico esonera il contemporaneo, non rispetta il sonno dei luoghi comuni.