Soldi pubblici a banche e gli strani rigori di Italia-Germania
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Soldi pubblici per ricapitalizzare le banche italiane, un enigma che tortura Renzi, il premier banchiere. Verità è che i soci forti (Fondazioni in primis) non hanno alcuna intenzione di metter mano al portafoglio, almeno fino a quando non riusciranno a cancellare parte dei 200 miliardi di sofferenze. Il Presidente del Consiglio, dopo aver ottenuto dalla UE semaforo verde per 150 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato a favore degli istituti che emetteranno titoli, si presume acquistati dalla Bce, e destinati a infondere liquidità nelle casse asfittiche, ha chiesto altri 40 miliardi per ricapitalizzare le banche, qualora ve ne fosse impellenza. Le banche italiane da inizio anno, hanno bruciato la metà del valore capitale. Ed ora, probabilmente, con l’Italia che ha perso la partita di calcio con la Germania ai calci di rigore, vai a sapere come e perchè(argomento scottante del nostro prossimo articolo), potrebbe accadere che la Merkel si bendi l’occhio da pirata, ed autorizzi Bruxelles al via libera sui 40 miliardi, in deroga al divieto comunitario sugli aiuti di Stato.
Certamente, questa eventuale concessione, dovrebbe essere applicabile solo nel caso in cui la situazione del sistema bancario dovesse precipitare. I due provvedimenti, 150 miliardi più altri 40, sono disgiunti, il primo serve a fornire pronta liquidità, mentre il secondo a rafforzare l’assetto patrimoniale degli istituti bancari. Traspare, però, un Renzi intenzionato a proseguire, anche da solo, qualora la UE non conceda avallo, gettando così, scompiglio nella già sgangherata Unione Europea. Gli istituti di credito, intanto, nella loro finta magnanimità, ben consci che accelerare sulle sofferenze condurrebbe al naufragio, allungano il brodo, accogliendo sospensioni delle rate o l’allungamento dei finanziamenti alle Pmi, ampliando il buco con le insolvenze. Tra ottobre 2013, e maggio 2016 sono state accolte 57.841 domande di pagamento delle rate per un controvalore complessivo di debito residuo pari a 19,1 miliardi di euro, ed una maggiore liquidità a disposizione delle imprese di 2,3 miliardi di euro. Intanto, buone notizie per chi possiede titoli di Stato argentini, andati in default; finalmente, pagamenti diretti per tutti gli obbligazionisti coinvolti nel crack, come previsto dal recente accordo di rimborso con il governo di Buenos Aires.