Manovra: elemosina per la Sanità. Renzi-Lorenzin solo propaganda
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Manovra. Negli stanziamenti a pioggia distribuiti nel Dpf vi sono 2 miliardi destinati alla sanità pubblica, ove invece si temeva un taglio di 1,5 miliardi, dopo i tanti già effettuati negli anni scorsi. Il ripensamento è dovuto al fatto che il premier ha dovuto dare una mano alla ministra in difficoltà, sotto attacco da parte delle opposizioni, per la maldestra politica ed incompetenza. Ormai, a dire il vero, c’è rimasto poco da tagliare. Si è giunti all’osso. I due miliardi stanziati serviranno davvero a poco:
- Stabilizzare 3 mila medici precari e 4 mila infermieri
- 500 milioni per l’acquisto di medicinali innovativi, in particolare i costosissimi anti cancro, ma non saranno sufficienti rispetto alla domanda
- 250 milioni per farmaci contro l’epatite C, ma insufficienti a coprire il fabbisogno
- 99 milioni sono destinati al nuovo piano vaccini, che dal prossimo anno saliranno a 186 milioni
- 150 milioni sono destinati all’assunzione di nuovo personale medico e paramedico, ma siccome si necessita dal momento di indire i concorsi, i nuovi assunti non potranno prender servizio prima del prossimo giugno. Nei due anni successivi la quota salirà di 300 milioni per ciascun anno.
Intanto, contro la malasanità, è sceso in campo anche Lino Busà, direttore del Fipac, l’organizzazione degli anziani della Confesercenti, che afferma: “Siamo molto preoccupati per il futuro del sistema Sanitario in Italia che invece di andare incontro alle esigenze delle fasce più deboli, rischia di penalizzarle ulteriormente. Non vogliamo più sentire notizie di anziani morti nelle corsie dei pronto soccorso in attesa di cure che non erano in condizioni di pagarsi privatamente”. A fianco si sono schierati anche tutti coloro che sono rimasti senza autonomia , che si sono riuniti a Firenze sotto il vessillo “ La conquista dell’autonomia”, come obiettivo fondamentale per il ritorno ad una vita attiva dopo un trauma o una malattia che portano conseguenze irreversibili rispetto al precedente stato di salute. Questo deve essere l’obiettivo dei percorsi sanitari e sociali regionali.