Marra: l’arresto strumentale dello “spermatozoo” del Campidoglio

Marra. Procure in gran spolvero sotto l’albero. Ma a destar sospetti sull’utilizzo di mezzi, e mezzucci atti a spalancare il sesamo ad una restaurazione, sono i due ultimi filoni di inchiesta eccezionalmente concomitanti, cronometrici. Il primo quello che ha condotto il primo cittadino meneghino, Giuseppe Sala, all’autosospensione, per un losco giro di tangenti Expò, trattato dall’audience a forza di gran dosi di indulgenza plenaria(come è stato inappuntabile il sindaco nel sospendersi dalle sue funzioni!). Non si fa fatica a realizzare che sia stato piazzato lì per far da contraltare(almeno uno del Pd) all’altro; il rinomato arresto del braccio “destro” del neo sindaco della Capitale Virginia Raggi, su cui, al contrario, si stanno riversando fiumi di fiele con una vera propria caccia all’uomo, pardon alla donna. Ci si chiede perchè solo ora e non prima, visto che Marra era nel mirino degli inquirenti già da tempo? Farebbero bene ad essere poco contenti i detrattori di questa amministrazione, e di coloro che soffiano sul fuoco amico. Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, non si farà altro che parlare di Raffaele Marra, di suo fratello, del rapporto strettissimo che aveva con il sindaco, del suo ruolo di burattinaio, di “spermatozoo che ha fecondato il Movimento 5 Stelle”. Si parlerà solo di lui e non si parlerà di altro. Questo arresto – pesante politicamente per il sindaco Raggi ma riferito alle mille zozzerie che si svolgevano negli anni di Alemanno – sarà un’arma di distrazione di massa volta a favorire il ritorno dell’oscuro. Raffaele Marra, capo del personale del Comune di Roma, è stato arrestato venerdì 16 dicembre dai carabinieri per reato di corruzione.

Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal gip Tomaselli su richiesta della Procura della Capitale anche nei confronti del costruttore Sergio Scarpellini. L’arresto non sarebbe collegato all’indagine sulle nomine decise dal sindaco Virginia Raggi, tra le quali c’è anche quella dello stesso Marra, ma riguarderebbe invece un’operazione immobiliare. “Vi è il concreto pericolo che Marra e Scarpellini, se lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti” e i fatti contestati “denotano la loro spiccata pericolosità sociale certamente tale da rendere assai probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi”. Così il gip Maria Paola Tomaselli nell’ordinanza di custodia cautelare di 17 pagine. Corruzione per funzione. E’ questa l’accusa contestata in concorso a Marra ed al suo amico Scarpellini. Nell’ordinanza di custodia il giudice ricostruisce alcuni episodi, uno dei quali è stato ritenuto indice di una vicinanza troppo stretta. E’ quello relativo all’acquisto di un appartamento, nel 2013, in via dei Prati Fiscali, da parte di Marra ed all’arrivo nella sua disponibilità di oltre 367mila euro. A pagare sempre Scarpellini. “Da una parte ci sono tracce del flusso in una direzione – spiega una fonte vicina all’inchiesta – dall’altra non ci sono elementi relativi ad una possibile restituzione, che comunque non renderebbe più leggero il quadro indiziario”. Il pm Barbara Zuin ha condotto le verifiche sul caso d’intesa con il procuratore aggiunto Paolo Ielo. Fondamentali nei controlli sono stati gli esperti della Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia. L’episodio dell’appartamento Enasarco – a parere di chi indaga – rivela la natura dei rapporti tra il dirigente, all’epoca dei fatti protagonista del passaggio dalla direzione del Demanio della Regione Lazio al Campidoglio. Per un analogo episodio, avvenuto nel 2009, l’acquisto di un’altra casa da parte di Marra sempre con soldi di Scarpellini la Procura non procederà in quanto si tratta di un caso coperto da prescrizione.

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