In arrivo una crisi economica più grave del 2008.Nel ventre delle banche 160 miliardi a rischio
Nei bilanci delle banche c’è un’incognita che potrebbe far esplodere il sistema: i mutui ed i prestiti sospesi dalla moratoria accordata durante l’emergenza diventano crediti deteriorati
Spesso, i fattori che provocano una caduta non sono evidenti: basta una macchia d’olio per provocare una rovinosa caduta. Lo stesso vale per lecrisi economiche: un fattore nascosto e impercettibile, a volte, innesca una reazione a catena che si trasforma in un disastro. Oggi, la mina vagante è rappresentata da una montagna di 160 miliardi di crediti “congelati” per effetto delle varie moratorie sui prestiti disposte durante l’emergenza Covid. Chi ha preso somme di denaro a mutuo o con altre forme di finanziamenti ha più tempo per rimborsare. Soprattutto le imprese italiane, grandi e piccole, sono più di un milione, hanno beneficiato ampiamente della sospensione dei rimborsi delle rate resa possibile dai decreti Cura Italia e Liquidità e con garanzia statale. Ma il prossimo 30 settembre scade la deroga concessa dall’Eba (European Bancarian Authority, l’Autorità bancaria europea) per non riclassificare i prestiti: significa che una parte consistente di quei mutui si trasformerà in Npl, non performing loans, cioè crediti deteriorati.Per i bilanci delle banche questo potrebbe essere una bomba: quelle somme dovranno essere riportate come sofferenze o incagli, dunque poste contabili considerate difficilmente recuperabili in base alle stringenti regole europee, che sono disallineate con i decreti emergenziali italiani. Ma queste posizioni in perdita devono essere o coperte dalle banche stesse oppure vendute, anche a prezzi di realizzo pur di mantenere la solidità finanziaria degli istituti creditizi. Negli Stati Uniti d’America, la crisi finanziaria del 2008 che in breve si propagò su tutte le economie mondiali fu innescata proprio dal fenomeno dei non performing loans, in quel caso dovuto ai mutui concessi dalle banchecon troppa facilità a privati, spesso senza occupazione e garanzie patrimoniali (se non l’immobile stesso di cui veniva finanziato l’acquisto) che quindi non erano in grado di rimborsare. Quando il fenomeno divenne evidente, il valore del mercato immobiliare crollò, con un effetto a catena che si estese a tutti i settori produttivi. Attualmente, la situazione è diversa e molte imprese robuste sarebbero in grado di uscire dallacrisi economicaprovocata dalla pandemia; ma intanto sono in difficoltà sia le banche che vedono peggiorare i loro bilanci, sia le imprese, in vista della scadenza delle moratorie il prossimo 31 gennaio, sia lo Stato, che deve accantonare risorse per fronteggiare le moratorie garantite. Il peggioramento dell’esposizione finanziaria delle banche comporta l’abbassamento del loro rating, il giudizio di affidabilità e solidità, e l’effetto negativo si propagherebbe su tutti gli altri settori economici. Tutto è in bilico e appeso a un filo e gli scenari non sono chiari anche perché non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine della pandemia di Covid-19e neppure quanto tempo occorrerà per uscirne. Arrivo del vaccino, nuovi contagi e prossimi lockdown rimangono ancora delle incognite. Interrompere le misure di sostegno mentre gli effetti della pandemia sono ancora in corso significherebbe protrarre e aggravare la crisi di molte imprese (che a loro volta sono datori di lavoro di milioni di dipendenti); lasciare le cose come stanno comporterebbe invece, inevitabilmente, l’ingresso nel gorgo della crisi che abbiamo profilato. E la situazione italiana è comune a quella degli altri Paesi europei, essendo le regole Eba di applicazione uniforme. Una situazione complessa, così come gli interventi da realizzare e le decisioni da adottare.
Il Sole 24 Ore ha già lanciato l’allarme su questo preoccupante fenomeno e riporta anche le iniziative che le autoritàhanno intenzione di adottare per scongiurare il rischio della crisi. Una task force composta dai ministeri economici, Bankitalia, Sace (la società di Cassa depositi e prestiti specializzata in ambito finanziario e creditizio), Abi (Associazione bancaria italiana) e Fondo per le piccole e medie imprese è già al lavoro. Una proroga della moratoria e, dunque, un allungamento delle scadenze di rimborso è difficilmente ipotizzabile anche perché lo Stato dovrebbe accantonare altri fondi pubblici a copertura delle garanzie; si pensa, così, a collegare la moratoria pubblica con quella privata (la sospensione delle rate in base all’accordo Abi) facendo decorrere quest’ultima a partire dal 1° febbraio 2021 in modo da agire da paracadute. Ma bisogna agire in fretta perché la scadenza del 30 Settembre è molto vicina e, come abbiamo visto, il credito rischia di essere riclassificato se non ci saranno interventi entro quella data. Così,riporta il quotidiano economico di Confindustria, le autorità italiane e il sistema bancario hanno avviato contatti con l’Eba per ottenere una proroga oltre fine settembre, possibilmente fino alla fine dell’anno. La decisione è attesa entro poco.