Euro senza fondamenta, crollo inevitabile

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Euro nato senza fondamenta solide. L’Europa è divenuta una unione di Stati tenuti insieme con la colla, invece che saldati con il cemento. La risultante è stata, ma continua ad esserlo, che alcuni Sta­ti come Grecia, Italia, Spagna,Irlanda e Portogallo, i più indebitati, da un gioco perverso dei Paesi più forti, ed in base a normative vincolanti, hanno visto strozzare le relative economie, con il risul­tato di un impoverimento senza precedenti delle proprie economie con un indice di disoccupazione fuori controllo. Se non si rivedono le regole di questo «mostro» Europa, meglio che ciascuno si riappropri della propria moneta, altrimenti i Paesi più deboli sono destinati ad essere schiacciati.Le modifiche da attuare dovrebbero essere almeno due: 1) Dare alla Bce gli stessi poteri che ha la Fed, di poter battere moneta a sostegno del sistema produttivo dei Paesi che ne hanno bisogno ; 2) Ripri­stinare gli aiuti di Stato, affinché in talune situazioni ci possano essere interventi per evitarne chiu­sure o fallimenti, il tempo necessario per i risanamenti, senza perdite di posti di lavoro. In mancanza di tali sostegni moltissime imprese hanno chiuso i battenti, o sono state cedute a prezzi stralciati a società estere, che poi hanno tagliato produzioni e occupazione. Dunque,se si vuole continuare sulla strada dell’Euro, occorrono altre riforme strutturali, come fisca­lità, scuola, sanità omogenee, ed investimenti nella ricerca.  Per ora non esiste nulla di tutto ciò, per cui la moneta unica europea continua ad essere una costru­zione artificiale, che rischia di implodere. Chi farà la prima mossa? I divieti posti dalla Germania targata Merkel, in materia di non sforamento dei bilanci, e quindi del rigore, hanno recentemente ri­schiato di far fuoriuscire la Grecia dall’Euro, e momentaneamente il problema è stato congelato con una serie di lacrime e sangue decise dal governo tedesco. Ma anche Spagna, Portogallo ed Italia sono stati costretti ad effettuare riforme strutturali e politiche di austerity, seminando forti scontenti tra le popolazioni. E’ bene ricordare alla fine che Prodi quando contrattò il valore dello scambio Lira-Euro, non si batté per un cambio più equo, e questo è stato l’innesco al ristagno dell’economia nazionale.

Di Roberto Casalena

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