Referendum anestetico di massa, a Palazzo cova ben altro
Referendum. Nicola Latorre, già uomo ombra di Massimo D’Alema, e ora renziano insofferente, non parla di Sì o di No ma già si occupa d’altro: «Tutto il casino lo risolverà la Corte costituzionale intervenendo sull’Italicum. Ma senza eliminare il ballottaggio». Franco Carraro, senatore di Forza Italia annuisce. «Con la politica ignava, i problemi li risolverà la Consulta, reintroducendo il proporzionale». Per cui mentre il Paese guarda al referendum, alle conseguenze della vittoria del Sì o del No, il problema su cui i protagonisti della politica si arrovellano, è il periodo che partirà dal 5 dicembre fino alle prossime elezioni politiche, nel quale bisognerà dare una nuova legge elettorale e un governo al Paese. L’Esecutivo, avrebbe una serie di piani alternativi alla vittoria del no. Parlando della Consulta tutti sono convinti che l’Italicum non supererà il giudizio positivo. In realtà voci autorevoli affermano che la legge partorita dal governo Renzi, già sarebbe stata bocciata un mese fa, se quattro giudici costituzionali, capeggiati da Giuliano Amato, non avessero convinto gli altri a rinviare il giudizio a dopo il referendum. È probabile, quindi, che, tra dicembre e gennaio, la Consulta si pronunci,. Il motivo è semplice: se vincesse il Sì, Renzi cavalcherebbe l’onda del successo per persuadere la Corte, e spingerla a modificare l’Italicum il meno possibile; ma in caso contrario bisognerebbe riscrivere la legge, e questo diventerebbe l’alibi, per andare avanti con il governo Renzi, o per formare un nuovo governo, magari coinvolgendo in un modo o nell’altro pezzi dell’opposizione. Invece, una legge elettorale che uscisse dalla Corte costituzionale pronta all’uso, magari con qualche minima modifica da fare (se vincesse il No, per essere chiari, bisognerebbe fare una legge elettorale anche per il Senato), potrebbe servire all’uopo per evitare nuovi inciuci. Nel Palazzo già si ha un’idea sull’orientamento della Consulta. Le modifiche che la Corte potrebbe apportare all’Italicum, per renderlo costituzionale e pur sempre funzionante: è quella di abolire il ballottaggio, mantenendo il premio del 40%, e di cancellare la norma dei «capilista bloccati». Arriveremmo, quindi, a un meccanismo che spingerebbe i partiti a un processo di unificazione (per raggiungere la soglia del premio estremamente alta); o, più verosimilmente, la legge introdurrebbe un «proporzionale» corretto dalla soglia di sbarramento del 3%, che, comunque, rimarrebbe immutata. Ma sono discorsi che non piacciono a Renzi, che continua a perseguire il suo disegno