Dramma Unicredit: titolo a picco. 4° aumento di capitale dal 2008. Panico tra i correntisti

Dramma Unicredit: titolo a picco. Sarebbe il quarto aumento di capitale a partire dal 2008. Uno sport in cui Unicredit sembra “primeggiare”. Appare chiaro che sia gli azionisti, soprattutto i piccoli, ed i correntisti si stiano sfilando a gambe levate, e già, perché in due giorni tra ieri ed oggi (31 Gennaio 2017) il titolo ha lasciato sul tappeto oltre l’8%. Ed in questo panorama sarà davvero arduo riuscire a ricapitalizzare, a meno che qualche Fondo Sovrano, decida di “Papparsi“ la banca. Singoli investitori che immettano denaro fresco, per poi non contare nulla nella gestione è difficile se non impossibile. Tra l’altro, dopo i tre aumenti di capitale attuati a partire dal 2012, la banca non ha risolto i sui problemi, anzi sono peggiorati. Nel 2012, difatti, andò malissimo per Unicredit il primo giorno dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi. Il titolo finì in asta di volatilità. Dopo avere aperto con un rialzo del 2%, e poi sospesi, i titoli di piazza Cordusio, riammessi agli scambi, persero circa l’11%. Batosta che andò a sommarsi al tracollo dei giorni precedenti. La comunicazione della maxi ricapitalizzazione, fu accolta dalla Borsa con un tracollo del 37%, che di fatto bruciò 4,6 miliardi. L’attuale  situazione è ben più grave dopo che la banca ha fornito alcune indicazioni sulla situazione finanziaria: nel quarto trimestre 2016 saranno contabilizzati impatti negativi non ricorrenti per 12,2 miliardi di euro. Ricordiamo che diversi fattori pesarono nel 2012 sull’andamento disastroso dei titoli dell’Istituto, primi tra tutti la speculazione – che gli analisti si attendevano, vista l’entità della ricapitalizzazione di 7,5 miliardi,(ora sarebbero 13) la più grande fatta da un banca italiana. Così, ora, tra correntisti e investitori inizia a serpeggiare la paura. Sui blog specializzati arrivano in queste ore le domande di semplici correntisti che chiedono se sia il caso di correre in banca a ritirare i risparmi, o se la crisi di liquidità dell’Istituto di piazza Cordusio sia tutto sommato affrontabile. Il problema, secondo gli esperti, è che è ancora troppo presto per dirlo. Purtroppo, le banche italiane pullulano di amministratori e consiglieri “famelici” e incapaci, il cui scopo non è quello di dare utili agli azionisti ed accompagnare la crescita Paese, ma giocare d’azzardo per ottenere solo maxi rendite personalizzate. Ed il panorama bancario è pieno di inchieste della magistratura contro vertici che hanno letteralmente spolpato i depositi, nonché obbligazioni ed azioni. Altro che galera! Anche Unicredit ha avuto i suoi bravi malfattori, gli ex Ad Profumo e Ghizzoni, attualmente a processo. Se queste sono le banche, allora meglio i soldi sotto il materasso. Ma non si può, il Fisco ce li viene a controllare.

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