Bonus vacanze 2020 a rischio flop: ecco perché non conviene
L’incentivo non ha appeal sufficiente per convincere a prenotare una vacanza in questo periodo: sarebbe una scommessa senza convenienza e con molti rischi.
Il nuovo Bonus vacanze 2020 che dovrebbe trovare spazio nel prossimo decreto che il Governo varerà entro aprile già delude prima ancora di arrivare ai nastri di partenza. L’idea era spuntata per sostenere la ripresa entro l’estate del settore del turismo, incentivando gli indecisi a prenotare i propri soggiorni in alberghi, agriturismi e altre strutture in località di vacanze con un rimborso fino a 325 euro da riconoscere, in forma di credito d’imposta, a chi dormirà almeno tre notti in una struttura ricettiva italiana e ha un reddito lordo annuo compreso tra i 7.500 ed i 26.ooo euro.
Questa somma è modesta (inizialmente si era parlato di un importo molto più consistente), ma non è soltanto lo scarso appeal economico a non convincere: prima della convenienza c’è una questione di fiducia, tanto più necessaria in questo periodo di confusione e incertezza sulla Fase 2 che ad oggi non ha ancora preso forma.
In questo momento ancora non si conosce il calendario delle riaperture che avverranno a partire dal 4 maggio, mentre la presidente della Commissione europea ha sconsigliato di prenotare le vacanze e c’è sempre lo spettro di una seconda ondata di contagi che potrebbe far franare qualsiasi piano di vacanza.
Su questi punti insiste oggi l’Aduc, l’Associazione per i diritti di utenti e consumatori, che in una nota diffusa dall’Adnkronos avverte sugli inconvenienti del Bonus vacanze, che a suo giudizio non funzionerà. Ecco perché.
”La fiducia è un importante motore dell’economia: se so che della mia controparte non mi posso fidare, non gli affido il mio denaro. Così per i prestiti – debito pubblico incluso – così per il settore del turismo. Se so che posso fidarmi dell’albergatore, dell’organizzatore della mia crociera, del vettore aereo, allora potrei anche prenotare un viaggio per la prossima estate. E pagarlo in anticipo, con la garanzia però che se questo viaggia salta (e oggi la probabilità è decisamente alta) riavrò il mio denaro”, esordisce l’Aduc.
Tuttavia, prosegue l’Associazione, ”Se il comparto turismo preme sul Governo e sul Parlamento affinché siano loro complici nel fregare i turisti, e ci riesce ottenendo addirittura una legge che impone al consumatore di rinunciare al proprio denaro in cambio di un voucher, non si stupisca se nessuno prenoterà nulla per questa estate”.
L’Aduc si riferisce alla facoltà per gli operatori di emettere un voucher anziché un rimborso in denaro che così non consente di recuperare i soldi già pagati in anticipo: è l’operatore turistico che può scegliere a sua dicrezione tra queste due alternative, grazie a una norma speciale stabilita dal Decreto Cura Italia. L’importo del voucher potrà essere utilizzato per un successivo viaggio o soggiorno da effettuare entro un anno dall’emissione, ma dal lato del consumatore evidentemente non è la stessa cosa che essere rifuso immediatamente della somma spesa per la prenotazione iniziale e poi annullata o cancellata.
Proprio per questo importante aspetto -sottolinea l’Aduc- adesso “tour operator e agenzie di viaggi lamentano che le prenotazioni per l’estate sono prossime allo zero, ovvio: hanno preferito l’uovo oggi alla gallina domani, si sono accontentati della ruberia legalizzata e hanno perso la fiducia dei loro clienti. Non mi pare un bel guadagno”.
Da qui scaturisce il discorso sull’insufficienza del nuovo Bonuns vacanze, che l’Aduc reputa “ridicolo” perché ammonta “fino a 325 euro di detrazione fiscale per lavoratori dipendenti e professionisti con un reddito compreso tra 7.500 e 26 mila euro, graduato in base alla composizione del nucleo familiare: 100 euro per un componente, 275 per famiglie di due persone, 325 se si è in tre “.
Dunque – continua l’Associazione – “se fosse un investimento sarebbe una ‘sòla’ (una fregatura, ndr), una sorta di ‘turismo bond’ senza interessi. Scommetti di fare una vacanza, se vinci non guadagni nulla di più, semplicemente fai la vacanza, mentre se perdi la scommessa ricevi un ‘viaggerò’ non garantito. Uno strumento ridicolo”.
Secondo l’Aduc, però, ”non tutto è perduto. Il comparto turismo può ancora salvare l’immagine e il rapporto con i clienti consumatori decidendo di non avvalersi della possibilità di emettere un voucher e dando la possibilità al consumatore di scegliere fra rimborso e ‘viaggerò’, magari maggiorato rispetto all’importo pagato”, conclude. Leggi anche Coronavirus: tutti i rimborsi e le agevolazioni.
Fonte: la legge per tutti