Alitalia. Profondo rosso. In vista 4000 esuberi. Crisi “pilotata”. Governo “favori” a Ryanair

Ad Alitalia restano poche settimane per presentare l’ultimo piano di rilancio industriale di una lunga lista. Ma sullo sfondo restano enormi incognite e, una sola angosciante certezza: il gruppo perde circa 500mila euro al giorno, come ha ammesso il presidente, Luca Cordero di Montezemolo. Nemmeno tre anni dopo il salvataggio di Etihad, la compagnia di bandiera si trova quasi punto a capo: quest’anno le perdite ammontano a centinaia di milioni di euro. Una tragedia economica, nel quale la compagnia degli Emirati ha delle colpe. Già, perché il piano di Etihad si è rivelato un fallimento: si pensi per esempio al focus sul lungo raggio, che non è mai stato seguito con efficacia. Debiti, incertezze e difetti strutturali, dunque, mettono a rischio il futuro della compagnia, in crisi da più di un decennio: si pensi soltanto che dal 2008 ad oggi i tentativi di salvataggio sono costati 7,4 miliardi di euro. Ancora pochi giorni per conoscere il futuro di Alitalia, per scoprire quanto c’è di vero sulle voci circolate nelle ultime settimane su possibili tagli dei costi ed esuberi che potrebbero addirittura salire a quota 4mila e non “solo” a 1600 come invece ipotizzato in precedenza. Alitalia continua a essere considerata “strategica” dall’esecutivo anche da un punto di vista industriale e di sistema Paese. Sono 60 i giorni concessi dai soci di Alitalia e dalle banche all’attuale management per ridurre i costi, modificare la strategia commerciale e soprattutto diventare profittevoli. In mezzo ci sono i lavoratori: in queste settimane la cifra degli esuberi possibili è stabilmente sopra quota mille. Per sindacati le posizioni a rischio taglio sono addirittura 1500. Del resto è stato l’ad della compagnia Cramer Ball in una lettera inviata ai dipendenti spiega che la “riduzione dell’organico” compare tra le linee guida del piano industriale di Alitalia. Nessuna scelta definitiva è stata fatta sugli esuberi, precisa e ci sarà un confronto con i sindacati ma, sottolinea Ball, è “fondamentale prendere atto del fatto che le riduzioni sono necessarie se vogliamo che questa azienda sopravviva. Occhio però, c’è fuoco che cova sotto la cenere, una strategia non tanto occulta atta a favorire da tempo Ryanair. Il do ut des del governo, infatti, ha mostrato i primi frutti. Dopo il temporaneo stop all’addizionale sui diritti d’imbarco aeroportuale, inserito a fine luglio nel decreto legge sugli enti locali, Palazzo Chigi incassò il plauso di Ryanair, che annunciava l’apertura di 44 nuove rotte dagli scali italiani e promette 1 miliardo di dollari di investimenti nella Penisola. La compagnia low cost irlandese, svelando il piano durante una conferenza stampa che svoltasi nella sede del ministero dei Trasporti, ha esplicitamente ringraziato l’esecutivo, che sterilizzando l’aumento del balzello fino a fine anno ha rinunciato a 60 milioni di euro di introiti: “Ryanair ha accolto con grande favore le iniziative prese dal governo dell’ ex presidente Matteo Renzi di annullare l’incremento di €2.50 della tassa municipale dal 1º Settembre 2016, e la modifica delle linee guida aeroportuali del ministro Graziano Delrio, che permetteranno agli aeroporti regionali italiani di competere in condizioni di parità con gli aeroporti di Roma e Milano. Ad intenditor, dunque, poche parole.

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