Mario Draghi, il combattente tecnico dell’antipolitica, contro le poltrone incollate. M5S verso la rottura con Di Battista?
Di Roberto Casalena
Mentre l’Italia è alla deriva, senza più un valido timoniere, e mentre Conte annuncia, come al solito, che se fallisce sui fondi europei ( 209 miliardi, mentre ancora traccheggia sui 36 mld per la Sanità), si ritorna tutti a casa, ecco emergere, nel frattempo,la figura di Mario Draghi,l’unico che alla guida della BCE ha osato sfidare la Merkel, ottenendone la vittoria su campo di guerra, sugli acquisti dei titoli di Stato dei paesi dell’Europa.
Senza Draghi, dunque, l’Europa sarebbe già fallita, Italia in testa. Poi, al suo posto è giunta la Lagarde, che prima ha provato a stoppare gli aiuti della Bce ai paesi in diifficoltà, ma subito dopo si è messa in linea sulla strada tracciata a fatica da Draghi. Ma guarda un po’!!!
Poi è sopraggiunto il Covid 19, e la Lagarde ha esteso gli interventi della Bce a data da destinarsi.
Sta di fatto che Mattarella, ligio ai dettami della Costituzione, ma poteva anche decidere diversamente da come ha fatto, ha prodotto un mostro politico con l’accordo poltroniero fine a se stesso, tra Pd e M5S, cioè un inciucio senza precedenti.
Ed il Presidente della Repubblica, se fosse stato un grande statista, che non lo è, avrebbe potuto sciogliere , da subito, le Camere, ed indire nuove elezioni. E così, invece di ridare la parola al popolo ha preferito un governo fantozziano, senza ne idee ne programmi, destinato a rimanere incollato alle poltrone, senza produrre alcuna vera riforma, ma solo chiacchiericcio.
Poi, neanche una parola spesa contro i giudici che accusavano Salvini di sequestro di persona, pergli immigrati irregolari bloccati sulla nave della Ong, ancorata in porto.
Ora c’è da chiedersi sul perché Mattarella abbia accettato l’inciucio Pd-M5S, invece di ridare la parola al popolo sovrano, che stando alla Costituzione dovrebbe essere sovrano. E così, questa armata Brancaleone ha prodotto sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi.
Ora, anche alla luce di quanto accaduto, sarebbe il caso che oltre ad una riforma elettorale, dovuta anche all’aggiornamento necessario per i tagli dei parlamentari, si procedesse all’elezione diretta, da parte del popolo, sia del Presidente della Repubblica che del Presidente del Consiglio.
Intanto, nel M5S Di Battista prova a tirarsi dietro l’area intransigente, anche se si dovrà attendere il Congresso del movimento previsto a Roma il 7 e 8 di Novembre, per saperne di più. E a dare sostegno a Di Battista si è schierato anche Casaleggio, minacciando di togliere la piattaforma Rousseao al movimento pentastellato.
E se ci dovesse essere lo strappo, Grillo finirà come le cicale, quando giungerà
l’Inverno.
E se per fortuna, diciamo, noi,Di Battista dovesse rompere definitivamente, sarebbe la fine del governo, perché si porterebbe con se parecchi senatori e parlamentari.